Prudenza tra numeri e curve

La realtà è che non ci sono dati certi, la situazione non è chiara: meglio far ricorso ciascuno al proprio istinto di conservazione

LETTERA:

Su dati, curve e andamento dell’epidemia mi sembra che si sia detto tutto e il contrario di tutto. Non c’è da stupirsi visto che nessuno sa esattamente a cosa ci troviamo di fronte e a quali capacità abbia di mutare. Ripartire era inevitabile, smorzare la tensione è necessario. Davide A., Milano

RISPOSTA: 

Nella stessa giornata un esperto ha sostenuto che avrebbe aspettato a far ripartire i treni interregionali, un altro che la circolazione del virus è ancora intensa e che in Lombardia sarebbe stato meglio aspettare, un terzo che una seconda ondata è prevedibile ma nulla avrà a che vedere con quanto abbiamo vissuto e un quarto si è soffermato sul lockdown – come va tanto di modo definire lo stop forzato – sostenendo che ha funzionato e che il trend è buono in tutte le Regioni. Già, il trend. Il 4 marzo in Lombardia si registrarono 55 morti, numero raddoppiato rispetto al giorno precedente con conseguente allarme; il dato fornito il 30 maggio indicava 67 decessi contro i 38 del giorno precedente ma con andamento in calo (trend e curve, appunto). Ma sempre 67 morti sono. In questo marasma di opinioni, studi e valutazioni si riapre perché c’è anche una questione economica da affrontare ed è quella che sta già facendo crescere la tensione. La realtà è che non ci sono dati certi, la situazione non è chiara. Quindi meglio far ricorso ciascuno al proprio istinto di conservazione usando prudenza anche verso gli altri in comportamenti e spostamenti. ivano.costa@ilgiorno.net