Quando lo zoo diventa... artistico

Ottanta capolavori dal '500 al '700 a Palazzo Martinengo a Brescia

Ratto di Europa di Luca Giordano

Ratto di Europa di Luca Giordano

Brescia, 18 gennaio 2019 - Le pareti delle grotte preistoriche, i mosaici delle ville romane, le catacombe dei primi cristiani: sin dalla notte dei tempi gli animali hanno goduto di un posto d’onore nella fantasia degli artisti. Animali realistici o simbolici, appena abbozzati o eseguiti con appassionata diligenza.

Masaccio raffigura animali perché funzionali alla sacralità. Antonello da Messina ha come meta la verosimiglianza quasi fiamminga con la natura. Paolo Uccello non riserba agli animali un ruolo secondario, di accompagnatori del dio Uomo, ma li fa assoluti protagonisti della loro “Creazione” affrescata, e purtroppo oggi guastata dal tempo, nel chiostro verde di Santa Maria Novella. Opera esaltata dall’onnisciente Vasari: “Paolo, perché era capricciosissimo, mostrò in certi leoni che si vogliono mordere quanto sia superbo in quelli”. Agli “Animali nell’arte - Dal Rinascimento a Ceruti” ha ora dedicato Davide Dotti, storico curioso e sensibile, la quinta tappa di una serie di indagini che, dal 2015, hanno ottenuto un invidiabile successo: oltre 200mila i visitatori. Sede: il bresciano Palazzo Martinengo, che da domani al 9 giugno si trasformerà in un ideale “zoo artistico”, racchiuso nello spazio temporale della pittura italiana fra Cinquecento e Settecento. Ottanta i capolavori selezionati, suddivisi in dieci sezioni: veri e propri “ritratti” non privi di tratti psicologici, al pari dei loro nobili committenti; compagni d’avventura sul limitare anche loro della santità, il drago di Giorgio, il leone di Girolamo, l’agnello di Giovanni Battista; i ben più profani cani di Diana, cigni di Leda, tori d’Europa.

Dieci sezioni, comprese sale tematiche su cani e gatti, uccelli, pesci, rettili. Anche animali della fattoria. Ma pure bestie e bestioni esotici, leoni e tigri, scimmie ed elefanti. Vedi il bell’esemplare teatralmente “veneziano” di Pietro Longhi. Fra le opere del Guercino e del Grechetto, di Bachiacca, Campi, Cavalier d’Arpino, giunte a Brescia da pinacoteche e collezioni private italiane ed estere, meritano una particolare segnalazione quattro dipinti di Giacomo Ceruti alias il Pitocchetto, al loro battesimo in una mostra pubblica: in particolare la coppia modernissima del “Vecchio con carlino” e del “Vecchio con gatto”, citate nel repertorio 1802 del patrimonio dei milanesi Melzi d’Eril. Nonché il “Ritratto di gentiluomo con labrador del fiorentino Lorenzo Lippi o il “Nido di gazze ghiandaie” scoperto di recente in una raccolta privata bresciana. Abilissimo, Davide Dotti, nello scandagliare ville e palazzi locali e nel farsi prestare dai loro proprietari tesori quasi sconosciuti.

Brescia, Palazzo Martinengo, via dei Musei 30. Sino al 9 giugno. Catalogo Silvana. Info: 327.3339846.