"Resti di un acquedotto romano", suggestivo ritrovamento a Iseo

La scoperta, presso la frazione di Covelo, ora dovrà essere validata o meno dagli archeologi

Franco Di Prizio mostra il luogo del ritrovamento dei presunti resti archeologici

Franco Di Prizio mostra il luogo del ritrovamento dei presunti resti archeologici

Iseo, 28 maggio 2021 - «Nella vita ho scoperto tanti luoghi, ma mai avrei pensato di trovare quelli che ritengo essere i resti dell’acquedotto di età romana che serviva uno dei mulini di Covelo e parte dell’abitato di Iseo". A raccontare è Franco Di Prizio del Gruppo Speleo Montorfano. L’uomo ieri stava pulendo una parte della palestra a cielo aperto del Bus del Quai a Covelo di Iseo, quando si è imbattuto nei resti di una pavimentazione apparentemente di epoca romana. "Normalmente le cose che rinvengo le cerco – spiega Di Prizio – questo invece è stato un caso fortuito. Mentre stavo eseguendo alcune opere di messa in sicurezza di una grossa roccia mi sono reso conto che sotto il masso c’erano dei laterizi disposti in direzione Covelo. Presumo si tratti di parte della condotta che portava l’acqua che sgorgava e ancora sgorga dalla sorgente perenne del Covelo".

Il ritrovamento è stato fatto nella zona della “palestra bassa“. "Quella che sembra una pavimentazione era parzialmente sotto il masso e parzialmente sotto terra. Forse è stata travolta da una frana, che, col suo peso e le sue dimensioni, l’ha preservata. La direzione è quella che va verso i resti di un antico mulino, ancora esistenti". Che in quella zona esistesse un acquedotto è stato dimostrato dagli studiosi, che pensano servisse la zona della Pieve di Iseo. La zona del Bus del Quai rappresenta un incredibile tesoro storico. Nel tempo ha restituito reperti fittili e metallici in parte preistorici, in parte di età gallica e altri di epoca medievale. In prossimità dell’uscita dell’acqua dalla grotta, che è collegata con il bacino idrico delle piane di san Martino, sono stati trovato dei fori che prefigurerebbero la presenza nella cavità di abitazioni pensili.

Spetterà ora agli archeologi capire se realmente il lastricato trovato da Di Prizio apparterrebbe, come è presumibile, all’acquedotto romano. Di Prizio, che nel suo settore è molto noto, solo alcune settimane fa ha scoperto una miniera dimenticata sui monti di Pisogne e prima ha reso transitabili antri e grotte di cui poco o nulla si sapeva.