Maltrattamenti nella Comunità Shalom, il processo resta a Brescia

Bocciata l'istanza di trasferimento a Venezia per il procedimento contro gli operatori e la fondatrice del centro, suor Rosalina Ravasio

Suor Rosalina Ravasio

Suor Rosalina Ravasio

Palazzolo sull'Oglio (Brescia), 27 aprile 2016 - Resta a Brescia e non sarà trasferito a Venezia il processo Shalom, a carico di 42 operatori ed ex ospiti della comunità di recupero per tossicodipendenti e giovani con problemi psichici di Palazzolo, nel Bresciano, fondata da suor Rosalina Ravasio, che è tra gli imputati.

La richiesta di trasferimento del processo era stata formulata proprio dai difensori della religiosa per i quali il dibattimento non poteva essere celebrato a Brescia in quanto tra le persone offese del reato di maltrattamenti c'è Gianmarco Buonanno, figlio dell'attuale procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno. Per i legali della difesa, Buonanno assumerebbe la qualità di persona offesa in quanto «titolare del bene protetto dalla norma che farebbe riferimento al concetto di famiglia».

L'eccezione è stata ritenuta però infondata dalla prima sezione penale del tribunale di Brescia perché - scrive il presidente Roberto Spanò - «la famiglia in relazione alla quale è ipotizzato il reato di maltrattamenti non è certo quella avente ad oggetto il nucleo familiare comprendente il procuratore della Repubblica Tommaso Buonanno, bensì la comunità di recupero». Non è ancora stato deciso se accogliere la richiesta di citazione come teste in aula proprio del procuratore di Brescia Buonanno, che in passato era stato indagato per un reato apparentemente connesso al filone investigativo e la cui posizione era stata archiviata il 9 maggio 2013. Buonanno, come molte altre personalità istituzionali lombarde, ha anche fatto parte del Comitato Etico della comunità.