Se la tragedia è in acqua l’omicidio è meno grave

Due casi a confronto: il dramma di Salò e il pirata di Bagnolo Stesso pm trattamenti diversi

Il punto in cui è stato trovato il cadavere dell'uomo travolto dal motoscafo

Il punto in cui è stato trovato il cadavere dell'uomo travolto dal motoscafo

Brescia - "Se l’omicidio nautico fosse trattato come l’omicidio stradale quei due turisti starebbero in carcere, dove dovrebbero stare". A dirlo, in lacrime, è l’avvocato Raimondo del Dosso, amico e legale di di fiducia della famiglia di Umberto Garzarella stravolta dal dolore e dalla rabbia per la morte del figlio falciato sabato sera con la fidanzata Greta Nedrotti dal motoscafo pirata al largo di Portese.

"È intollerabile questa disparità legislativa: ci siamo già mossi con l’eurodeputata gardesana Stefania Zambelli perché ponga urgentemente all’attenzione della politica la necessità di cambiare la legge". I due manager cinquantenni di Monaco di Baviera infatti sono indagati a piede libero per duplice omicidio colposo e omissione di soccorso. Nessuna misura restrittiva è scattata nei loro confronti, e per la Procura e i carabinieri non è stato possibile fare diversamente, perché appunto l’incidente nautico integra la fattispecie dell’omicidio colposo – articolo 589 del codice penale – punito dai sei mesi ai cinque anni, pene troppo basse per la disposizione di un fermo. Tanto più che non sono previste aggravanti di guida in stato di ubriachezza o di velocità elevata. Infilandosi nelle maglie delle carenze legislative, uno dei due tedeschi ha perfino rifiutato di sottoporsi alle analisi del sangue disposte dalla Procura per accertare la presenza di alcol e droghe nel sangue. "Non c’è una norma sul prelievo coattivo nel codice della navigazione e al di fuori dell’omicidio stradale" chiarisce il procuratore Francesco Prete. L’altro turista invece si è messo a disposizione, e a 12 ore dal fatto è risultato negativo. Che cosa sarebbe accaduto, però, se le circostanze di mezzo e di luogo fossero state diverse? Cioè se i due bavaresi sabato sera anziché essere stati alla guida del potente Riva Acquarama lanciato in mezzo al lago si sospetta ben oltre i cinque nodi consentiti, tanto da essere letteralmente passati sopra la barchina in legno di Garzarella, fossero stati su una Porsche in un centro abitato?

In quest’ultimo caso appunto i conducenti non sarebbero a piede libero, perché l’omicidio stradale, normato dall’articolo 589 bis, prevede pene assai più elevate: di base dai due ai sette anni. Con l’aggravante dell’ubriachezza o dell’alterazione psicofisica, da otto a dodici anni, e in caso di violazioni del Codice della strada (passaggi con il rosso, eccessi di velocità, sorpassi azzardati) da cinque a dieci anni. E così era del resto andata all’automobilista 44enne di Brescia che lo scorso 5 luglio a Bagnolo Mella investì e uccise la piccola Manar Ahmed Sayed, 9 anni, travolta mentre attraversava sulle strisce con la mamma, il papà e i fratellini. Un incidente su cui ha indagato il pm Maria Cristina Bonomo, titolare anche dell’inchiesta sull’incidente nautico. Il Suv del “pirata”, lanciato a 75 km/h nel centro del paese (dove il limite è di 50) aveva proseguito la corsa senza accennare una frenata. Il conducente si costituì la mattina dopo. Sottoposto all’alcoltest e all’esame antidroga, risultò negativo. Eppure fu posto in stato di arresto (ai domiciliari). Perché accusato, appunto, di omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso e dalla violazione del codice della strada.