Brescia, processo al “dottor morte”. I testimoni: "Non ricordo"

L’ex primario Carlo Mosca alla sbarra per i farmaci letali a pazienti Covid. Sfilano i testi dell’accusa, ma prendono le distanze dalle contestazioni

Il dottor Carlo Mosca

Il dottor Carlo Mosca

Brescia, 1 febbraio 2022 -  "Non ricordo" , "Io non ho mai visto niente". "Non sono sicuro". I testi dell’accusa chiamati a testimoniare in Assise contro Carlo Mosca hanno fatto un passo indietro. Tutti, o quasi, hanno preso le distanze dalla contestazione delle presunte somministrazioni di farmaci letali a pazienti Covid durante la prima ondata pandemica. Ma anche dalle dichiarazioni degli infermieri Michele Rigo, che con il suo esposto fece partire l’inchiesta e che a suo dire ricevette da Mosca l’ordine di somministrare succinilcolina senza intubazioni, e di Massimo Bonettini, che pare avesse rilevato un anomalo calo di succinilcolina e propofol dal frigo e si diede da fare per raccogliere elementi contro il primario (pur non denunciandolo mai).

"Una sera di marzo Bonettini mi chiamò per dirmi che Mosca usava succinilcolina sui pazienti compromessi - ha detto l’infermiera Morena Fanelli - io avvertì il mio coordinatore Maurizio Zaltieri. La mattina dopo Bonettini mi fece vedere due fiale vuote nel contenitore del vetro, all’ingresso della sala emergenze. Guarda qui anche stanotte l’hanno usata, mi disse. In genere quelle fialette però si buttano nel contenitore per taglienti. Ho sempre ipotizzato che chiunque avrebbe potuto infilarle lì, non voleva dire nulla".

La collega Rosalina Pullarà in aula ha ricordato l’incubo del marzo 2020. "Non sapevamo come rapportarci al grande afflusso di pazienti in gravissime condizioni respiratorie, bisognosi di ossigeno e assistenza, e noi avevamo numero limitato di personale e di presidi". Tra loro c’era Natale Bassi. "Lo presi in consegna il 20 marzo, era molto alto e robusto, agitato e intollerante. Aveva già l’ossigeno ma peggiorava. Improvvisai una maschera emergenziale che lo fece migliorare ma lui se la strappava. Mosca era presente. Ci aiutò a pronarlo per aiutarlo a ventilare meglio, ma il paziente era sempre più agitato, lo rigirammo. In quel frangente sentì che qualcuno nominò la succinilcolina, non ricordo chi. Forse fu Mosca, era l’unico ad avere le competenze per farlo. A un certo punto ci chiese di uscire tutti dalla stanza. Non mi era mai capitato di ricevere questa richiesta. Credo che lui rimase dentro, ma non sono sicura. Dopo 5-10 minuti tornai per vedere come andava, e Bassi non respirava più. Il medico di guardia Simone Collura e Mosca constatarono il decesso, e non ci diedero indicazioni di rianimarlo. E’ brutto da dire, ma si facevano delle scelte: c’erano pochi posti, si intubava solo chi aveva possibilità di sopravvivere". Collura ha confermato: "Non ci aspettavamo un decesso così repentino, la saturazione di Bassi era migliorata dal 78 al 93%. Però all’epoca non conoscevamo il Covid, pensammo a un’embolia polmonare massiva, o a un infarto".

Collura ha dichiarato di aver ricevuto una telefonata notturna dall’imputato. "Si informò su un paziente tra i 70 e 80 anni, pluripatologico. Per me qualche piccola possibilità l’aveva. Mosca però la vedeva diversamente, e mi disse di accompagnarlo con la morfina. Un quarto d’ora dopo telefonò pure all’infermiere Rigo il quale poi venne da me a lamentare che Mosca avrebbe voluto somministrare un farmaco a un dosaggio letale, e lui si rifiutava. Io non ero d’accordo nemmeno di accompagnare il paziente, quindi gli dissi di continuare la terapia".