Laura Ziliani prima drogata e poi strozzata: l’omicidio della vigilessa arriva in aula

Delitto di Temù, si è aperto il processo a Brescia a carico delle sorelle Paola e Silvia Zani e di Mirto Milani, fidanzato della maggiore

Migration

Brescia - Sono entrati nell’aula con gli occhi bassi, le sorelle vestite di scuro - Silvia aveva sulle spalle un ampio poncho - Mirto Milani in jeans e maglioncino azzurro. Silvia e Paola Zani, 28 e 20 anni, e il fidanzato della maggiore, 28, sono comparsi davanti all’Assise presieduta da Roberto Spanò per la prima udienza del processo che li vede imputati dell’omicidio pluriaggravato e dell’occultamento del cadavere della madre delle ragazze, Laura Ziliani, 55 anni.

La ex vigilessa di Temù la sera del 7 maggio 2021 nella casa di via Ballardini fu stordita con benzodiazepine ‘siringate’ in un muffin preparato per la festa della mamma e poi strozzata da Silvia e Mirto - Paola buttata a peso morto su di lei per immobilizzarla - infine soffocata e sepolta sul greto dell’Oglio. Ai tre, rei confessi da maggio, il pm Caty Bressanelli contesta anche un tentativo di omicidio nell’aprile precedente, quando Ziliani dormì per 36 ore dopo avere mangiato un altro muffin ‘drogato’. I difensori, Maria Pia Longaretti e Simona Pristipino, hanno rinnovato la richiesta di una perizia psichiatrica.

Presenti la mamma della vittima, Marisa Cinelli, e i fratelli Massimo e Michele, con gli avvocati Piergiorgio Vittorini e Monica Baresi, sono sfilati i primi 7 testi del pm. I soccorritori che setacciarono la Valcamonica dopo l’allarme lanciato da Paola e Silvia l’8 maggio alle 12 per l’asserito mancato rientro della madre da una passeggiata a Villa Dalegno: i finanzieri del Soccorso alpino Erica Vallori, che scambiò Whatsapp con le sorelle, e Stefano Bartolini, che eseguì la geolocalizzazione di Google del pc di Laura scoprendo che non era mai uscita da casa. Il compagno Riccardo Lorenzi, con cui per 5 anni Laura aveva condiviso la passione per la montagna e la bici , ha raccontato di averla sentita l’ultima volta venerdì sera (7 maggio, ndr) mentre raggiungeva Temù. "Sapevo che la domenica sarebbe andata a camminare a Cevo con le figlie, era contenta perché non succedeva mai. Quando un finanziere mi chiamò sabato alle 13 per dirmi che non si trovava, mi sembrò uno scherzo. Le ragazze mi garantirono che era uscita a passeggiare indossando i jeans, un dettaglio che mi risultò stridente, lei non li metteva mai per camminare".

Fu allora che Lorenzi iniziò a fiutare qualcosa di strano. Tanto più che l’aprile precedente Laura dopo un’uscita in Presena dormì tre giorni. "Dopo cena si addormentò sul divano e a metterla a letto furono le figlie, ma non se ne rese conto da quanto era intontita. Il giorno dopo mi inviò un messaggio pieno di errori, era stanchissima, non poteva guidare. Quando si riprese mi riferì di aver preso del biancospino per rilassarsi. A me venne un dubbio: non è che le tue figlie ti hanno avvelenato con i tranquillanti?, le buttai lì. Si adirò. Non sospettava nulla, anche se a volte erano capitati litigi". Si prosegue a novembre.