Svelato il mistero delle carpe arenate a Imbersago: "Colpa dell’invasione di cormorani"

I motivi dello strano fenomeno che si vede sull’Adda in questi giorni. Il guardapesca: "Scappano dai predatori"

Il mistero che sta tenendo banco sullo strano comportamento delle carpe dell’Adda, che a centinaia si ammassano a riva, facendo ribollire l’acqua ad ogni minimo rumore e movimento, è stato svelato: scappano dai troppi cormorani che danno loro la caccia, arenandosi sulle secche del fiume basso per la siccità. A sciogliere le riserve sulle carpe impazzite che si assembrano, si agitano e saltano fuori dall’acqua, è l’investigatore della natura Marco Ramaglia, agente del Nucleo faunistico della Polizia provinciale di Lecco, che da trent’anni calca di pattuglia avanti e indietro il camminamento lungo il fiume e solca ogni ansa del corso dell’Adda. "Le carpe si radunano in banco vicino alla sponde dove il fondale è molto basso per scampare ai cormorani, che invece predano solo dove l’acqua è profonda – spiega il poliziotto della Provinciale -. Vicino a riva sono inoltre protette dagli alberi e dalla vegetazione che cresce lungo gli argini".

Carpe "impazzite" a causa dei cormorani

A causa del livello del fiume molto basso il fenomeno risulta evidente ed accentuato come non mai prima, regalando un vero e proprio inedito spettacolo della natura. Per limitare la presenza dei cormorani, che stanno decimando i pesci del lago di Como e dell’Adda, ne sono stati abbattuti oltre duecento, però non basta. "L’eccessiva presenza di cormorani è un segnale che qualcosa a livello globale non funziona, perché originariamente i cormorani erano uccelli in prevalenza marini – avverte tuttavia Marco Ramaglia -. Evidentemente nel mare non hanno più trovato abbastanza pesci di cui cibarsi e hanno colonizzato tutte le aree interne". Ma l’Adda e lago di Como, sono diventati terra di conquista di molte altre specie: pesci siluro, castori, anatre, tartarughe americane, cigni che in realtà sarebbero uccelli ornamentali domestici... che minano il precario equilibrio naturale.

Colpa anche del riscaldamento del fiume

L’Adda sta inoltre diventando un fiume sempre più caldo – prosegue l’agente provinciale -. È alimentato da acqua di superficie e di sfioro degli sbarramenti artificiali, che è acqua che ha una temperatura più elevata di quella in profondità. Per questo nell’Adda ad esempio non ci sono trote che necessitano di acqua più fredda". Anche gli argini artificiali realizzati in occasione della costruzione delle dighe e delle centrali idroelettriche hanno contribuito a snaturalizzare il corso dell’Adda, che non ha più nulla a che vedere con quella decritta da Alessandro Manzoni nei Promessi sposi, tanto meno con quanto studato e descrtto da Leonardo da Vinci.