Maxi evasione, dodici condanne

Il processo in abbreviato per una parte degli indagati nell’operazione Sweet water da 32 milioni di euro

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di Beatrice Raspa

Dodici condanne, un patteggiamento e un’assoluzione. Così si è concluso ieri il processo in rito abbreviato per 14 protagonisti di Sweet water, acque dolci, operazione dei carabinieri e del pm della Dda Roberta Panico, così battezzata per la zona di residenza dei presunti sodali di una "stabile associazione finalizzata a una serie di reati tributari e di riciclaggio".

Diciotto arrestati, 92 indagati, sequestri preventivi per 13 milioni (tra cui quattro aziende, una villa a Chiari e una a Colorno, nel Parmense, due terreni, 250 conti correnti, 150mila euro in contanti). L’inchiesta, che nel 2018 aveva permesso di sequestrare a Rezzato 31 kg di hascisc, lo scorso settembre aveva acceso i riflettori su un gruppo di bresciani che faceva affari con la droga e i reati fiscali.

Tra loro Massimo Labinelli, trasferito a Siviglia, presunto mandante della partita sequestrata, e altri soggetti esperti di fatture false e magheggi tributari.

Le manette erano scattate per il 55enne di Iseo Giovanni Bertozzi e il consulente fiscale di Chiari Giuseppe Familiari, titolare dello studio iseano Tre G srl.

Per Valerio Bruno, Bruno Marzoli, Maurizio Merlo e i figli Francesco e Luca, Mattia Sabatti, Massimo Mella e il cinese Congwai Cai, accusati di gestire cartiere del settore edile intestate a prestanome stipendiati, deputate a emettere fatture per operazioni inesistenti, movimentare somme su conti in Cina, Ungheria, Bulgaria, poi ritirate da “spalloni“ e redistribuite. Obiettivo, evadere l’imposta sui redditi e l’Iva, per l’accusa 32 milioni e rotti tra il 2018-19.

Bertozzi, per la procura all’apice di un “trumvirato“ partecipato da Familiari e Merlo senior, è stato condannato dal gup Matteo Grimaldi a 6,4 anni (il pm ne aveva chiesti 10). Valerio Bruno, presunto braccio destro, a 1,8. Maurizio e Francesco Merlo, padre e figlio, che si sarebbero occupati della monetizzazione del capitale, a 3,4 e 1,2 anni (questi con pena sospesa e ritorno in libertà). Bruno Marzoli, che avrebbe procacciato clienti disposti a ricevere le false fatture, a 2 anni. Avrebbero amministrato cartiere Angelo Ferrari, che ha patteggiato 2,4 anni, Antonio Orlando, assolto, Giovanni Berni, condannato invece a 2,6 anni, e Massimo Mella, a 2.

E ancora, 2,4 anni per Congwei Cai, il presunto boss delle monetizzazioni. Due anni anche a Paola Scarsi, altrettanti a Antonio Francesco, 1,2 a Mattia Sabatti (pena sospesa e remissione in libertà), 4 infine a Massimo Labinelli. Gli altri imputati andranno a dibattimento il 27 settembre.