Mamma Alice e il “pugile“: i combattenti nati qui

La Lombardia ha pagato un prezzo molto alto alla guerra di religione combattuta con il Corano in una mano e il kalashnikov dall’altra da tanti foreign fighter che sono partiti anche da casa nostra. È il caso di “mamma Isis“, la foreign fighter comasca Alice Brignoli (foto) partita nel 2015 da Bulciago per unirsi al Califfato trascinando con se i suoi tre bimbi piccoli: Ismail che all’epoca aveva solo 6 anni, Ossama 4 e S’ad 2. A loro poi si è aggiunto un quarto fratellino concepito e nato in Siria. Liberata dal campo profughi di Al-Hawl nella zona del Kurdistan insieme ai figli e riportata con loro a casa dai carabinieri del Ros di Milano nel 2020.

Altra figura diventata a suo modo famosa è stata quella di Abderrahim Moutaharrik, il “pugile dell’Isis“, arrestato dalla Digos di Lecco il 28 aprile 2016 per terrorismo internazionale, secondo gli inquirenti aveva ricevuto l’ordine dall’Isis di compiere un attentato in Vaticano. Nell’operazione della Polizia di Stato finirono in carcere, oltre ad Abderrahim Moutaharrik, kickboxer, la moglie Salma Bencharki, di 31 anni e Abderrahmane Khachia, 33 anni, residente in provincia di Varese e fratello di un foreign fighter morto in Siria e Wafa Koraichi, 30anni, residente in provincia di Verbania. Al “pugile dell’Isis“, così chiamato perché talentuoso atleta di kickboxing, che nelle intercettazioni parlava anche di un possibile attentato in Vaticano, è stata revocata la cittadinanza italiana ed è stato rispedito in Marocco. Valbona Berisha, albanese di 35 anni, il 17 dicembre del 2014 fuggì da Barzago per scappare in Siria e arruolarsi nell’Isis portando con sé il suo terzogenito che allora aveva 6 anni. La donna morì tempo dopo in un’esplosione e il padre, con grande fatica e l’aiuto dello Scip della Polizia e del Ros dei carabinieri, solo cinque anni dopo riuscì a riabbracciare il figlio.

Roberto Canali