Ghedi, un altro esposto contro il bitumificio

Presentato in Procura dai Comitati, che non si fidano dei "no" del Comune di Ghedi all’ìmpianto mobile

Una manifestazione del Comitato di Montirone “Bitumificio? No, grazie!“

Una manifestazione del Comitato di Montirone “Bitumificio? No, grazie!“

Ghedi (Brescia) -  Un esposto, il secondo, indirizzato alla Procura di Brescia per chiedere accertamenti sul caso del nuovo bitumificio mobile a freddo nell’Ateg39, in territorio di Ghedi. L’impianto proposto dalla ditta Mazza, per ora, ha ricevuto i due no del Comune di Ghedi, dopo il parere sfavorevole dell’Ufficio Ambiente ed Ecologia e dell’ufficio Urbanistica ed Edilizia privata, contenuti nella delibera di Giunta del 21 giugno. La successiva determinazione del Suap (Sportello unico delle Attività produttive) del 30 giugno chiude negativamente la Conferenza dei servizi decisoria. Ma non la vicenda, visto che è stata convocata una nuova Conferenza dei servizi.

A seguire la vicenda sono il circolo di Legambiente “La nostra terra“, il Comitato di Montirone “Bitumificio? No, grazie!“ e il Comitato C.A.R.T.A, che in questi giorni porteranno in Procura un nuovo esposto per chiedere "un accertamento in loco e un accertamento in merito a come è stata gestita dal Comune questa pratica". La preoccupazione degli attivisti è che si possa arrivare al terzo bitumificio nel giro di 2,5 chilometri dopo quello attivo sempre nell’ATEg39 con la Edilquattro ("Con le conseguenti molestie olfattive che nelle ultime settimane sono riprese notevolmente negli orari notturni") e quello che la Inertis vuole costruire a Montirone, contro cui il Comune si appellerà al Consiglio di Stato.

Il contesto di questo nuovo impianto è appunto quello dell’ATEg39, ambito in cui operano diverse ditte di escavazione tra cui appunto Mazza (fino a gennaio 2023). La ditta, un anno fa, ha presentato l’Autorizzazione unica ambientale per il bitumificio a freddo. "Noi abbiamo notato la presenza del blend, all’interno della cava. La domanda che ci siamo posti è come mai l’impresa abbia investito senza prima avere l’autorizzazione in mano".

I Comitati avevano chiesto di partecipare alla Conferenza dei servizi del 23 giugno, ricevendo risposta negativa dal segretario comunale in quanto non sarebbero portatori di interessi; un piccolo gruppo si è presentato lo stesso ed è poi stato fatto entrare. Positivo, invece, il comportamento del sindaco Federico Casali che, coerentemente con quanto annunciato nell’incontro con gli ambientalisti, ha firmato la delibera di Giunta che ricorda come la ditta debba fare il recupero ambientale della cava. Al contrario la successiva determina del Suap fa riferimento al “recupero insediativo“ e questo avrebbe aperto la strada, secondo quanto ricostruito dai Comitati, alla nuova Conferenza di servizi. Inoltre il 15 luglio la ditta ha presentato sempre al Suap istanza per ottenere il permesso di costruire, in sanatoria, la pavimentazione in calcestruzzo per ricovero mezzi già esistente: ieri pomeriggio è arrivata l’ordinanza di demolizione da parte del sindaco. "La richiesta di permesso – ricordano i Comitati – viene protocollata proprio il giorno dopo che il blend è stato portato via. In questo modo sembrerebbe che ci sia solo una pavimentazione sanabile, propedeutica invece all’impianto che sopra si vorrebbe (ri)portare e mettere in funzione. La preoccupazione di fondo è che le tante incongruenze rappresentino tentativi di farci desistere, quindi una precisa volontà di qualcuno affinché l’autorizzazione venga comunque in qualche modo rilasciata".