Evasione fiscale, 18 arresti Sequestrati 250 conti

Al vertice l’iseano Bertozzi, nell’indagine oltre novanta indagati. Sequestrati beni mobili e immobili per un totale di 13 milioni di euro

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E’ stata battezzata Sweet water, acque dolci, per paesi di residenza – sul lago d’Iseo e di Garda – dei protagonisti di quella che la Procura e il gip Carlo Bianchetti definiscono una "stabile associazione per delinquere finalizzata a una serie di reati tributari e di riciclaggio". Diciotto arrestati (undici per associazione), 92 indagati, undici interdittive alla professione imprenditoriale, 51 sequestri preventivi di beni mobili e immobili pari a 13 milioni di euro tra cui quattro aziende, una villa a Chiari e una a Colorno, nel Parmense, due terreni, 250 conti correnti, 150mila euro in contanti.

Sono i numeri di una maxioperazione del pm della Dda Roberta Panico e dei carabinieri del nucleo investigativo di Brescia, che ieri ha visto in campo 150 uomini tra Brescia, Bergamo, Milamo, Mantova, Lodi, Alessandria, Novara, Parma, Varese e Piacenza. Nata sulla scorta del sequestro di 31 chili di hascisc nell’estate 2018 a Rezzato, l’inchiesta ha acceso i riflettori su un gruppo di bresciani che faceva affari con la droga. Tra cui Massimo Labinelli, trasferito a Siviglia, presunto mandante della partita sequestrata, e altri soggetti, già noti per traffici con reati tributari e fatture false.

Sotto la lente è finito il 54enne di Iseo Giovanni Bertozzi e il consulente fiscale di Chiari Giuseppe Familiari, titolare dello studio iseano Tre G srl. I due sono in carcere con Valerio Bruno, Bruno Marzoli, Maurizio Merlo e i figli Francesco e Luca, Mattia Sabatti, Massimo Mella e il cinese Congwai Cai. A loro il gip addebita la "gestione di cartiere intestate a prestanome" per la "sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti". Falso fatturato glabale pari a 32 372.402, "ripulito attraverso i conti delle cartiere stesse e l’interazione con conti esteri".

Bertozzi sarebbe l’apice di un ‘trumvirato’, partecipato dal commercialista e da Merlo senior, artefice del progetto, ossia la costituzione di società “cartiere“. Gli indagati provvedevano quindi a movimentare le somme all’estero – in Cina, Ungheria, Bulgaria –, quindi per l’accusa facevano ritirare il capitale da ‘spalloni’ e lo ridistribuivano. A ognuno, stando al gip, un ruolo: Bertozzi individuava i collaboratori e gli incarichi con l’aiuto del consulente, Bruno era il braccio destro di Bertozzi, scorta e staffetta durante le operazioni di ritiro contante gestito dai Merlo, Marzoli il procacciatore di clienti disposti a ricevere le false fatture, Ferrari (questi ai domiciliari con Antonio Orlando, Antonio Berni e Flavio Razza) e Mella i formali amministratori di cartiere, Congwei Cai il presunto "vertice e monetizzatore" della filiera associativa, deputato al ritiro del contante e alla redistribuzione. In cella anche Paola Scarsi, Antonio Francesco, Egidio Adduci e Massimo Labinelli. Beatrice Raspa