Colpa lieve: medico scagionato per la morte della paziente

Il giudice: "Fu imperizia, non negligenza"

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Brescia, 16 novembre 2020 -  La paziente è morta per un errore, ma da parte del medico "non c’è stata imprudenza o negligenza avendo il professionista effettuato scelte astrattamente corrette ed essendo invece incappato in un errore pratico nella fase esecutiva del prelievo". Colpa c’è stata, sì, ma "per imperizia". "In ragione delle condizioni fisiche della signora, l’operazione era di eccezionale difficoltà tecnica". Dunque si trattò di "colpa lieve", e il procedimento va archiviato. Il gip Giulia Costantino ha respinto l’istanza di opposizione all’archiviazione nei confronti di un dirigente medico di Ematologia del Civile, sotto indagine per un intervento. Era il 21 agosto 2018. Malata di mieloma, una 67enne di Gussago si sottopose a un agoaspirato sternale finalizzato al prelievo midollare. Durante la manovra l’ago le lesionò il cuore, trapassando il miocardio ventricolare destro. In quel frangente, nessuno realizzò l’accaduto. Un quarto d’ora dopo, la donna collassò.

Un rianimatore riuscì a farla riprendere, ma a distanza di pochi minuti vi fu un secondo malore. Poi il decesso. Per i familiari della signora, rappresentati dall’avvocato Gianfranco Abate, che spingevano per un supplemento di indagine o per una imputazione coatta, quell’ago fu spinto troppo a fondo, anche togliendo il tappo della siringa. La colpa non fu lieve, ma grave. Al contrario per la consulente della Procura, Giovanna Del Balzo, non ci sono elementi per procedere. Il professionista aveva "correttamente" scelto il prelievo in area sternale avendo già provato senza successo nell’area della cresta iliaca. L’obesità della paziente infatti non permetteva il raggiungimento dell’osso, e non c’era alternativa.

«L’errore si è verificato nella fase esecutiva della procedura, ed è consistito da un lato nell’avere effettuato il prelievo al di sotto dell’area anatomica appropriata, dall’altro nell’avere adoperato l’ago alla sua massima estensione, facendolo attraversare le strutture corporee per 50 millimetri sino a giungere al cuore" si legge nell’ordinanza di rigetto. Ma l’operazione per via delle condizioni fisiche della signora era di "speciale complessità", rendendo "particolarmente difficoltosa" l’individuazione del punto anatomico corretto e l’intervento. Alle medesime conclusioni erano arrivati i consulenti dell’avvocato Luigi Frattini, che assiste il medico. E le loro considerazioni sono state accolte dal gip.