Artigiani, la carica degli irregolari "Abusivi oltre ogni immaginazione"

L’allarme dell’Osservatorio Mpi sugli operatori che popolano il sommerso danneggiando tutto il sistema. Il presidente Massetti: "Sottraggono reddito ai piccoli imprenditori e minacciano la salute dei consumatori"

di Federica Pacella

Servizi forniti col passaparola, professionisti improvvisati e senza la partita Iva che erogano prestazioni senza alcune idoneità certificata, muratori e giardinieri “a tempo perso“, parrucchiere ed estetiste che operano nei salotti di casa.

La Lombardia ha il record di unità indipendenti non regolari in Italia: secondo l’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia sono 130.800, pari all’11,3% dei soggetti che svolgono attività indipendente.

Dopo la Lombardia, c’è la Campania con 121.200 e Lazio con 111.500; tra le prime dieci province italiane per numero di unità di lavoro indipendenti non regolari troviamo, dopo Roma e Napoli, in terza posizione Milano con 47.400. Tra le province lombarde, dopo il capoluogo meneghino c’è Brescia con 16,7 mila irregolari e Bergamo con 13,6 mila. Si tratta di operatori abusivi che popolano il sommerso, mettendo sotto pressione per concorrenza sleale dell’abusivismo imprese e artigiani.

"Ciò che emerge è persino peggio di quanto immaginato – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti –. Tolleranza zero per un fenomeno che sottrae lavoro e reddito ai piccoli imprenditori e risorse finanziarie allo Stato, oltre a minacciare la sicurezza e la salute dei consumatori".

Prendendo a riferimento i quattordici mestieri maggiormente sotto pressione per la concorrenza sleale ed includendo sia i servizi di riparazione di beni per uso personale e per la casa sia i restanti mestieri operanti nella manutenzione e riparazione di autoveicoli (in particolare carrozzieri ed elettrauto), si delinea a fine 2021 un totale di 125.968 imprese attive con alta vocazione artigiana: le imprese artigiane perimetrate sono 108.614 e rappresentano l’86,2% del totale, quota circa 3 volte il 29% osservato per il totale economia.

L’artigianato è particolarmente esposto in quanto, in tali mestieri, si concentrano il 45,3% delle imprese del comparto, quota circa 3 volte il 15,5% rilevato per il totale imprese.

In particolare, la vocazione artigiana è particolarmente elevata e supera la media già alta per pittore edile (95,6%), tassista (95,2%) e muratore (89,2%).

A livello provinciale l’artigianato è più esposto a Milano (50,2%), Lodi (50%) e Varese (47%), mentre rappresenta quote più elevate del totale imprese nei mestieri più esposti al fenomeno dell’abusivismo a Lecco (92,2%), Mantova (91,8%) e Sondrio (90,2%). A farne le spese sono le imprese regolari, messe sotto pressione dalla concorrenza sleale.

"La situazione è molto seria – conclude Massetti – oggi più di ieri: i meccanismi dellla concorrenza sleale del sommerso mettono fuori mercato i competitor regolari, rendono più difficile condurre politiche fiscali espansive e di riduzione fiscale, aumentando altresì la pressione fiscale sui contribuenti onesti".