Bergamo, la "strana coppia" di Sandro Botticelli torna assieme

Merito di Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara e curatrice, insieme con Patrizia Zambrano, della preziosa mostra che si aprirà a Bergamo il prossimo 12 ottobre

Maria Cristina Rodeschini

Maria Cristina Rodeschini

Bergamo, 24 agosto 2018 - Sono nate insieme, già adulte, come quasi sempre accade nel mondo dell’arte – nate e, ahiloro!, tragicamente morte -, oltre sei secoli fa. Figlie di padre illustre: Sandro Botticelli. Poi i casi dell’esistenza 150 anni fa le hanno divise, fra loro addirittura un oceano. Ora torneranno, per qualche mese, a dialogare silenziosamente l’una accanto all’altra le povere, eroiche Virginia e Lucrezia. Prima a Bergamo, poi a Boston. Merito di Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara e curatrice, insieme con Patrizia Zambrano, della preziosa mostra che si aprirà a Bergamo il prossimo 12 ottobre. Al suo centro, appunto, le due “Storie” botticelliane.

Maria Cristina Rodeschini, le complicate vicende, in breve, di questa ennesima “strana coppia”?

«Si tratta di due tavole, orizzontali, di grande formato, 90 per 120 centimetri, opere appunto di Botticelli. Fu Giovanni Morelli, cui si devono molti tesori della Carrara, ad acquistarle al Monte di Pietà per conto del cugino Giovanni. Le indagini negli archivi non sono ancora riuscite a individuarne la primitiva provenienza, anche se un testo del Vasari parla di una famiglia Vespucci. Poi “Virginia Romana” entra nelle collezioni dell’Accademia nel 1871. Mentre “Lucrezia” viene acquistata nel 1894 dalla ricchissima Isabella Stewart Gardner, grazie alla mediazione di Bernard Berenson».

Lo storico innamorato dell’Italia che in questo caso la tradisce….

"Succede… E così “Lucrezia” approda a al Museo Stewart Gardner di Boston».

Le date di composizione delle tavole ci sono note?

«Se ne discute ancora. Inizialmente si pensava fossero opere della metà degli anni ’90 del Quattrocento. Ora si tende a posticiparle attorno al 1505. Dipinti del Botticelli maturo».

I due ritratti che destinazione avevano?

«Erano due “spalliere”: dipinti per arricchire le pareti di una camera, posti all’altezza delle spalle».

Virginia Romana muore assassinata dal padre per preservarne l’onore. Lucrezia sceglie la morte pur di salvarsi dalla violenza. La storia di due eroine virtuose?

«Non solo. Anche testimonianze di rivolte politiche contro i tiranni. Siamo al tramonto dell’età medicea».

La riunificazione delle due tele è merito suo?

«Diciamo che era un mio sogno che cullavo da tempo. E di cui avevo parlato con il Museo di Boston nel 2015».

E la vostra mostra in Carrara poi volerà a Boston…

«Sì, all’inizio del 2019. Ma non sarà la stessa mostra. Le due esposizioni avranno tagli diversi. Loro possono vantare un Rembrandt eccezionale, intimo. Noi i nostri Botticelli: esporremo insieme il “Ritratto di Giuliano de’ Medici” e il “Vir dolorum’».

Un periodo d’oro, per la Carrara: ora il Botticelli americano, poco tempo fa la riunificazione dei due Mantegna, grazie alla fatidica “crocetta”.

«È vero, dopo la riapertura… Ed è in arrivo anche il primo volume del Catalogo dei nostri dipinti del ‘300 e ‘400. Uscirà a settembre».