Omicidio Errico, l’imputato nega: "Non ho ammazzato il mio capo"

Bergamo, Pal Surinder si è difeso con uno scritto: "Mi serviva il lavoro, non avevo motivo di farlo"

L’omicidio del professor Cosimo Errico è avvenuto alla Cascina dei fiori di Entratico

L’omicidio del professor Cosimo Errico è avvenuto alla Cascina dei fiori di Entratico

Bergamo - La sua scelta difensiva è stata quella di affidarsi a uno scritto autografo in cui ha negato di aver ucciso il capo, il professore Cosimo Errico. Poche righe in lingua punjabi, la zona dell’India di cui sono originari Pal Surinder e il connazionale Mandip Singh. Il primo è imputato per l’omicidio del docente avvenuto il 3 ottobre del 2018 alla Cascina dei fiori, a Entratico (dove entrambi lavoravano), mentre il secondo di aver coperto il connazionale con cui divideva la casa a Casazza. Corte d’assise presieduta dal giudice Giovanni Petillo (con la collega Bianca Maria Bianchi), pm Carmen Santoro. Ieri era in programma l’esame degli imputati, Surinder (difeso dall’avvocato Michele Agazzi) e di Mandip (avvocato Antonio Abbatiello), quest’ ultimo non era presente per motivi di lavoro. Lo sarà alla prossima udienza (11 ottobre, ma il suo legale ha già anticipato che non si sottoporrà a interrogatorio). In aula il solo Pal Surinder.

Alla domanda del giudice se avesse intenzione di parlare ha risposto scuotendo la testa. Il suo difensore ha depositato un foglio con una dichiarazione spontanea. "Non ho ucciso il capo. E non c’è nessun motivo che uccida il capo. Mi serve lavoro e uccidendolo non avrei più ottenuto. Ninder (che divideva la casa con Surinder e Mandip) non pagava l’affitto e per questo ci sono stati litigi tra loro e lui ha detto di parlare con Singh. Quando sono tornato dal lavoro alla sera, Ninder era a letto che dormiva e così non sono riuscito a vendicarmi dei piccoli litigi". Alla domanda: chi è il connazionale citato nella dichiarazione, Surinder non ha voluto rispondere. Una dichiarazione spontanea che introduce fatti diversi dall’omicidio, avvenuti in epoca antecedente al fatto in questione e che non c’entrano nulla. Non è stata trovata l’arma, un coltello. Nemmeno il paio di scarpe con la C di Carrera che hanno lasciato impronte insanguinate, lungo il tragitto fino al magazzino, dove il corpo è stato bruciato. E dove poi è stato staccato il quadro elettrico. Per questo, gli inquirenti sono convinti che l’assassino conoscesse bene la cascina.