Investiti e uccisi ad Azzano, quei vetri da analizzare

Attesi gli ultimi accertamenti per chiudere le indagini sulla morte dei due ragazzi travolti dopo una lite

Luca e Matteo

Luca e Matteo

Azzano San Paolo (Bergamo), 13 febbraio 2020 - Prima di chiudere le indagini sul terribile incidente di Azzano San Paolo, il pm Raffaella Latorraca attende gli ultimi accertamenti commissionati alla polizia scientifica di Milano: nello specifico, quelli sui pezzi di vetro del lunotto della Mini condotta da Matteo Scapin - 33 anni, di Curno (agli arresti domiciliari) - messi a confronto con i pezzettini di vetro trovati sul casco di uno dei ragazzi morti dopo l’investimento, Luca Carissimi e Matteo Ferrari, 21 e 18 anni, di Borgo Palazzo. Il casco sarebbe stato utilizzato per mandare in frantumi il lunotto dell’auto. Una volta in possesso dei risultati, l’indagine si chiude, senza aspettare le motivazioni della Cassazione.

La suprema Corte nei giorni scorsi si era pronunciata sulle esigenze delle misure cautelari di Scapin, dopo il ricorso dei suoi difensori, Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea. La Cassazione ha annullato con rinvio, limitatamente alle misure cautelari, l’ordinanza del Riesame che il 24 settembre aveva accolto il ricorso del pm e stabilito che i domiciliari non potevano bastare. Bisognerà attendere le motivazioni, anche per quanto riguarda la qualificazione del reato. L’incidente si era verificato alle 4.20 del 4 agosto. Matteo Scapin era in auto con la fidanzata, dopo una notte alla discoteca Setai di Orio al Serio, aveva investito e ucciso i due ragazzi. Con Scapin c’era stata una lite iniziata in pista, proseguita nel parcheggio e culminata in strada. Al semaforo della Cremasca i due ragazzi in Vespa avevano raggiunto la Mini e, probabilmente con un casco, infranto il lunotto posteriore. Sul rettilineo verso Bergamo, cento metri dopo l’incrocio, sono stati travolti. Carissimi è morto subito, Ferrari il giorno successivo. Il punto è se Scapin, positivo all’alcoltest, avesse agito in modo doloso o colposo. L’accusa propende per l’omicidio volontario e il Riesame ha sposato la sua tesi.

Pesano i racconti degli amici su uno scooter alle spalle della Mini e di altri testimoni. I filmati delle telecamere al semaforo mostrano che la Mini non frena e si noterebbe una leggera deviazione verso destra subito prima dell’impatto, confermata dal perito del giudice delle indagini preliminari. Secondo la difesa si è trattato di omicidio stradale.