Giovanni da Ponteranica, il combattente di buona famiglia

Asperti è morto in Siria in circostanze oscure. Era al fianco delle milizie curde

Giovanni Francesco Asperti

Giovanni Francesco Asperti

Ponteranica (Bergamo), 9 gennaio 2019 - A Ponteranica, dove ha vissuto fino all’estate scorsa, se lo ricordano come un tipo di poche parole. Qui sono rimaste sua moglie Cristiana (la prima a essere informata della sua morte) e i due figli, di 14 e 13 anni, Caterina e Sebastiano. Il “combattente” Giovanni Asperti, 53anni, morto in Siria, a Derik, il 7 dicembre, in circostanze poco chiare (si era arruolato con i curdi contro l’Isis) abitava in via Valbona al civico 43. In paese lo si vedeva poco (a volte con eskimo e stivali di gomma). Era un tipo taciturno. Al matrimonio, celebrato in Comune, si era presentato con i calzoni corti. Eppure proveniva da una famiglia importante. Davanti al municipio c’è una targa che ricorda suo padre, Pietro Asperti, nato nel 1923 e scomparso nel 2004, medico condotto dagli anni ‘50. Giovanni era il quarto e ultimo figlio. Si era laureato con il massimo dei voti in Economia e commercio alla Bocconi, dopo Stefano, il primogenito, 60 anni, filologo e preside della facoltà di Lettere e filosofia all’università La Sapienza di Roma, Andrea, 57 anni, docente di Informatica all’università di Bologna, e Carlo, 59 anni, laureato in matematica con un ruolo di spicco nel consorzio aerospaziale Leonardo.   Giovanni, un manager, aveva lavorato anche sulle piattaforme petrolifere, in Kuwait. E per questo era spesso lontano. Poi, in estate l’annuncio che sarebbe andato via, per non tornare. È il 27 luglio quando Giovanni prende l’aereo. "A noi – ha ricordato il fratello Stefano – aveva detto che si trattava di un viaggio di lavoro. Perché sia maturata quella scelta drastica è difficile dirlo, forse in lui si era creata una frattura che noi tutti non abbiamo mai colto. Qualche tempo fa era venuto a trovarmi a Roma con una delle figlie. Appena prima della sua partenza era stato mio ospite per una settimana ma non aveva mai manifestato disagi. Forse deve essersi trovato in un momento di forte vuoto". Poi le missive in cui annunciava la sua partenza e che si sarebbe unito ai curdi.    Giovanni era uno riservato, amava il lavoro, e l’impegno nel sociale. Che cosa cercasse nel Kurdistan resta un mistero che la sua morte si è inghiottita. Forse la ricerca di una battaglia per un mondo migliore. Del resto lui aveva scelto come nuovo nome “Hiwa Bosco” dove la parola Hiwa significa speranza. E allora per capire Giovanni deve tornare alle origini, alla sua famiglia. Vittoria Chiarante, la madre, docente di matematica al liceo Lussana e sorella di Giuseppe Chiarante (nato a Bosco Marengo, nell’Alessandrino), che dalla Dc dossettiana divenne senatore del Pci. Il padre Pietro - ricorda Eugenia Valtulina, responsabile della biblioteca Di Vittorio – era entrato giovanissimo in Azione cattolica e quindi nella Dc (con Chiarante, Magri, Granelli e Leidi aderisce alla corrente sinistra di base), poi al gruppo de “Il manifesto”.