La Lega a Varese: "Il Carroccio sarà la locomotiva ma non ci saranno vagoni rossi"

Il segretario provinciale Matteo Bianchi detta la linea verso le elezioni amministrative

Il segretario provinciale rieletto della Lega Nord varesina Matteo Bianchi

Il segretario provinciale rieletto della Lega Nord varesina Matteo Bianchi

Varese, 13 ottobre 2015 - Verso le amministrative del 2016 «senza ambiguità». Perché, come ha ribadito dal palco del congresso del Carroccio al Politeama, "Varese non diventerà mai rossa". E una alleanza di larghe intese con il centrosinistra, dalle parti di piazza del Podestà, non viene neanche presa in considerazione. Parola del sindaco di Morazzone nonché segretario provinciale della Lega, testé riconfermato, Matteo Bianchi.

Segretario, quali sono le priorità del suo mandato?

"Visto che la politica oggi cambia in maniera repentina come il mondo e la società, conviene limitarci a un orizzonte temporale prossimo, quindi alle elezioni amministrative di primavera che riguarderanno Varese, Busto e Gallarate, più una trentina di altre realtà del territorio. Con il dovere di fare bene".

Il sindaco di Varese dopo due mandati non può ricandidarsi. Chi è il candidato ideale?

"Uno che riesca a incarnare l’autorevolezza mostrata da Fontana nei confronti dei varesini e della città. Una persona con la stessa caratura, introdotta in certi ambienti e che sappia farsi volere bene. Serve un segnale di continuità. Ma allo stesso tempo deve avere un piglio adeguato al 2016, perché dieci anni fa, la politica e la città di Varese erano diverse".

Questo significa che verrà rivista l’alleanza con il centrodestra?

"Su questo abbiamo le idee chiare: le elezioni amministrative dello scorso maggio hanno visto una Lega in grande spolvero. La gente ci chiede un ruolo di prim’ordine, anche all’interno di una strategia di coalizione. Il nostro partito deve essere la locomotiva che traina il treno. Poi sono importanti anche i vagoni e mi auguro che Forza Italia sia della partita insieme a noi. Gli alleati avranno il giusto spazio. Ora bisogna focalizzare gli obiettivi programmatici".

Nessun vagone del centrosinistra?

"Per come sono fatto io, caratterialmente e politicamente, non ci possono essere ambiguità, soprattutto con gli alleati. Il nemico comune è e resta il centrosinistra con il suo centralismo e la voglia di svilire i valori della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Aprire al Pd per questioni di strategia come ha fatto Forza Italia, non è accettabile".

Se il “leghista rosso’’ Daniele Marantelli si candidasse?

"Da parte nostra troverebbe chiusura totale. Varese storicamente è una città antistatalista e anticomunista. Marantelli è una persona abile, capace e volenterosa, però non incarna l’idea che ha il varesino della società. Come ha detto Maroni, il nostro candidato sarà un leghista con i suoi valori conservatori, liberali e autonomisti. Valori che Marantelli non ha, visto che apre alle copie gay, arriva dal partito comunista e finora non mi sembra abbia fatto mettere il federalismo all’ordine del giorno nell’agenda politica".

Si parla di una rivalità tra i due big della Lega.

"Conosco bene tutti e due: uno è il segretario federale rampante e provocatore, fa il suo mestiere e ama stare in mezzo alla gente. L’altro è il presidente della Regione, in giacca e cravatta visto il ruolo istituzionale di prestigio, che si confronta con gli ambienti più svariati e fa altrettanto bene. Dopodiché la linea la decide il segretario federale. Ognuno di noi in Lega ha la sua storia e il suo modo di fare, che tra di loro non sono alternativi, ma si completano".

Tra Salvini e Maroni, con chi sta?

"Non vorrei passare per Ponzio Pilato, ma mi sento vicino a entrambi".