Davide Galli: "I mercati esteri sono fondamentali. Soprattutto a Varese"

Intervista al presidente provinciale di Confartigianato Imprese, che giovedì interverrà alla tavola rotonda inserita nell'ambito delle celebrazioni per i 60 anni de Il Giorno

Il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli

Il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli

Varese, 23 aprile 2016 - Centoquarantasei partecipazioni a missioni e fiere in giro per il mondo; 324 presenze a seminari e business meeting sul tema dell’export; 390 attività di consulenza per le imprese che si approcciano ai mercati internazionali. I dati relativi al 2015 parlano chiaro: l’artigianato varesino non può prescindere da una visione globale, da una presenza - se non capillare - quantomeno importante in realtà anche molto diverse da quella di provenienza.

Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese: che importanza ha l’export per le aziende del territorio? "La sua rilevanza è certamente superiore a quanto viene percepito. Spesso, infatti, ci s’immagina che una piccola impresa incontri non poche difficoltà ad approcciarsi coi mercati esteri: in realtà non è così, e non lo è soprattutto nel Varesotto, dove sono numerose le piccole imprese molto ben strutturate. È questa una specificità del nostro territorio, con aziende abituate a competere sia localmente che all’estero. Inoltre, se l’export non è diretta, si opera a stretto contatto con realtà ben presenti sui mercati globali. Insomma, questa attività ha rappresentato un freno alla crisi, poiché ha contribuito a salvaguardare posti di lavoro".

Quali sono i mercati di riferimento per le imprese artigianali del Varesotto? "Quelli tradizionali, come la Germania, la Francia e la vicina Svizzera, soprattutto per quanto riguarda la meccanica e il tessile, mentre il made in Italy è ben presente anche in Polonia, negli Stati Uniti e in Corea del Sud. Le imprese meccaniche operavano fortemente pure in Russia, ma la situazione politica attuale ha ridimensionato il tutto, mentre è di stretta attualità un accurato studio del mercato iraniano, nel quale si stanno aprendo interessanti opportunità".

Quanto ai comparti, quali sono quelli più presenti all’estero? "Oltre ai già citati meccanico e tessile, abbiamo il settore artistico e quello dell’impiantistica, quest’ultimo ben sviluppato soprattutto in Svizzera. Poi ci sono l’alimentare e l’arredamento, per il quale si punta molto sui mercati arabi".

Non mancano, però, anche gli ostacoli all’internazionalizzazione delle imprese... "Certamente, soprattutto per quelle aziende di lunga data molto legate al singolo imprenditore, il quale spesso non sa bene come approcciarsi ai nuovi mercati. Organizzarsi non è facile, e per questo è importante il ruolo di associazioni come la nostra, che svolgono un’importante attività di accompagnamento verso i Paesi esteri".

Qual è dunque il futuro dell’internazionalizzazione? "No export, no business: l’orientamento per le nostre imprese non deve prescindere da questo".