"Frontalieri, basta con le discriminazioni": sì dal Varesotto alla linea della Farnesina

I sindaci: giusta la convocazione a Roma dell’ambasciatore svizzero

Un manifesto della campagna elettorale Udc “Bala i ratt”

Un manifesto della campagna elettorale Udc “Bala i ratt”

Lavena Ponte Tresa (Varese), 30 luglio 2015 - Una dura presa di posizione, quella della Farnesina, che ha convocato l’ambasciatore della Svizzera, Giancarlo Kessler, per esprimergli "la viva preoccupazione" del governo circa gli ultimi provvedimenti assunti dal Canton Ticino verso i nostri frontalieri, presa di posizione che ha lasciato tutti di stucco tutti ai due lati della frontiera. Del resto, lo stillicidio di prese di posizione contro i 62mila frontalieri italiani in Ticino, di cui 26mila varesini, da queste parti va avanti quotidianamente da anni.

"Si tratta di una presa di posizione un po’ a scoppio ritardato - spiega il presidente dell’associazione che riunisce i sindaci di frontiera, Pietro Roncoroni -. Detto questo, la Farnesina ha fatto bene a convocare l’ambasciatore della Confederazione per farsi dire come il Paese intende muoversi nei confronti delle iniziative vessatorie assunte dal Ticino". Due le questioni in ballo: da un lato, l’obbligo appena introdotto dal Ticino sulla presentazione, da parte dei frontalieri al momento della richiesta del permesso di lavoro, di un estratto del casellario giudiziale e di un certificato dei carichi pendenti; dall’altro, l’aumento dell’addizionale comunale - il cosiddetto moltiplicatore -, portato al massimo consentito, ossia il 100%, solo per i frontalieri.

"Quello che stride in questa situazione - aggiunge - è che vengano previsti trattamenti differenziati solo per i frontalieri, mentre uno Stato di diritto dovrebbe trattare tutti allo stesso modo: per questo si tratta di provvedimenti vessatori. Un intervento serviva, che poi l’abbia fatto la Farnesina, in pompa magna e quasi ad agosto, forse è anche troppo, ma va bene. Speriamo che ora ci siano date garanzie: per il resto, noi che viviamo in frontiera assistiamo ogni giorno al battage dei partiti più populisti, e sinché questo atteggiamento porterà consenso saremo nel mirino, anche se, pur subendo atteggiamenti che certo non possiamo definire concilianti, va detto che non viviamo in un clima di guerra".

"Ci sono figure che sfruttando la manodopera più facilmente sfruttabile, ossia i frontalieri, pagano stipendi più bassi rispetto al minimo vitale per vivere in Svizzera - spiega Sergio Aureli, responsabile frontalieri del sindacato ticinese Unia . Così i partiti xenofobi attaccano i frontalieri accusandoli di rubare il lavoro, ma evidentemente il problema non sta nei frontalieri, bensì nei datori di lavoro svizzeri, che sfruttano il dumping salariale".

Per il vicepresidente della Commissione speciale per i Rapporti con la Confederazione svizzera, il consigliere regionale Francesco Dotti, "il Governo, fino a oggi 'dormiente' su una questione importantissima come quella dei nostri lavoratori frontalieri‬ nonostante le numerose sollecitazioni di Regione Lombardia‬ e dei territori, di colpo si è svegliato. Speriamo non sia un fuoco di paglia: gli interessi dei lavoratori italiani vanno difesi". Il presidente del governo ticinese, il leghista svizzero Norman Gobbi - ideatore della norma che obbliga i frontalieri alla presentazione del casellario giudiziale - tira invece diritto, ritenendo la convocazione dell’ambasciatore "un gesto esagerato".