Varese, deserta l’asta per rilevare la Quiete

Ora si teme lo sfratto del tribunale: i dipendenti della clinica domani in assemblea decideranno il da farsi

Dipendenti davanti alla clinica

Dipendenti davanti alla clinica

Varese, 30 marzo 2017 - È andata deserta l’asta per rilevare la Clinica La Quiete. La struttura, che rientra nel fallimento Ansafin, dal 2009 vive una situazione di grave incertezza, culminata con lo sfratto ordinato nel dicembre scorso dal tribunale fallimentare di Varese. I lavoratori della Quiete sono da quel momento in assemblea permanente e non hanno interrotto le attività della clinica, riuscendo a ottenere vari rinvii sull’esecuzione dello sfratto, fino ad arrivare alla data dell’asta di ieri. L’obiettivo, infatti, era quello di cercare di rendere il più appetibile possibile la struttura a un eventuale compratore, lasciando intatte tutte le sue attività. Fondamentale, per avere una possibilità, era infatti che la struttura restasse funzionante evitando così che l’Ats sospendesse le autorizzazioni sanitarie.

Purtroppo, però, tutto questo impegno non è servito. Ieri non si è presentato nessuno per rilevare la clinica e l’asta, che partiva da 8 milioni di euro, è andata deserta e adesso probabilmente il tribunale emetterà lo sfratto. Nella struttura lavorano 63 dipendenti, senza contare l’indotto creato che porta la forza lavoro intorno al polo sanitario fino a 200 persone. Tutte persone che perderebbero il lavoro se La Quiete venisse chiusa. Senza contare che Varese si ritroverebbe senza una storica - e apprezzatissima - realtà sanitaria. I lavoratori dall’8 gennaio sono costituiti in assemblea permanente e hanno continuato a lavorare con ottimi riscontri da parte dei varesini (letti di degenza pieni e esami di diagnostica sempre traboccanti di prenotazioni). Sulla situazione, il sindacalista Davide Farano (Rsu) ha spiegato: "Adesso non sappiamo che cosa succederà. I dipendenti saranno in assemblea venerdì 31 marzo alle 17.30 all’interno della clinica. Lì verrà deciso il da farsi. Onestamente speravamo che qualcuno rispondesse alla chiamata, non ci aspettavamo un’asta deserta. Ci siamo presi due giorni per decidere a mente un po’ più fredda che cosa fare. Da parte del gestore non c’è stato nessun contatto".

Una decisione comunque va presa presto perché, aggiunge Farano, "ora probabilmente il tribunale andrà avanti sullo sfratto". Sulla possibilità di un intervento pubblico, poi, il sindacalista sottolinea: "Il pubblico non può investire, ma comunque la politica è schierata con noi a 360 gradi per difendere la clinica, che è una vera istituzione". Per il segretario del Pd lombardo, il varesino Alessandro Alfieri, "è una brutta notizia. Siamo vicini ai lavoratori a cui chiediamo di non mollare nell’attesa che da parte degli attori principali della vicenda prevalga il buon senso e lo spirito di responsabilità". Sempre dalla Regione, sponda Lega, arriva un appello dal consigliere Emanuele Monti: "La casa di cura - dice - non deve chiudere. Bisogna salvare questo patrimonio, umano e di competenze, perché è proprio grazie alla riforma della Sanità regionale che strutture come La Quiete possono assumere un ruolo ancora più importante".