GABRIELE MORONI
Cronaca

Saronno, "Non prenda farmaci dai parenti". Ma il marito si fidava dell’infermiera

Saronno, già nel 2011 il marito dell'infermiera Laura Taroni subì il primo ricovero per avvelenamento

Il medico Leonardo Cazzaniga

Il medico Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 12 dicembre 2016 - Prima di spirare sul divano della sua casa di Lomazzo, nella tarda mattinata del 30 giugno 2013, Massimo Guerra “muore” il 12 novembre del 2011, al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno. Dopo il ricovero (il primo di una odissea) per un improvviso malore, il suo cuore si ferma per qualche istante. A provvedere al massaggio è la moglie Laura Taroni, oggi accusata di averlo eliminato con una progressiva somministrazione di farmaci, in complicità con il suo amante, l’anestesista Leonardo Cazzaniga.

Sono stati i familiari a volerlo trasportare solo a Saronno perché Laura lavora lì, al Pronto soccorso, e per la salute tutta la famiglia si affida a lei. Gli esiti delle analisi tossicologiche sono sconcertanti: l’agricoltore è finito in punto di morte avvelenato da farmaci che non sono in libera vendita ma si possono ottenere solo con una prescrizione medica. Quando lo dimettono, i medici lo invitano a riflettere su quella stranezza, a essere prudente, a non prendere farmaci da altri familiari. «Mi fido ciecamente di mia moglie», è la risposta.

Massimo Guerra si sente male nel pomeriggio vicino casa. La moglie lo soccorre. «Decidemmo - ricorda a verbale la sorella Gabriella - di portare Massimo in ospedale ma non volevamo che lo portassero a Cantù o a Como ma a Saronno dove lavora Laura». Al pronto soccorso risulta una positività delle urine ad antidepressivi triciclici che però il paziente non non ricorda di avere ingerito. Guerra ha un arresto cardiaco che dura qualche secondo. La moglie gli pratica il massaggio cardiaco e il battito riprende regolare.

Il medico di turno annota una «estrema brachicardia» e chiede l’intervento di cardiologo e rianimatori. Guerra viene ricoverato all’Unità di terapia intensiva cardiologica. Rimane il dubbio sulla causa della grave brachicardia. Una dottoressa e una infermiera collega della Taroni, che ricordano alcune confidenze ricevute dalla donna, si rivolgono a un cardiologo. «Nell’occasione - scrive il pm Maria Cristina Ria nella richiesta di ordinanza di custodia - esprimevano i propri sospetti che al paziente potessero essere stati somministrati farmaci a sua insaputa e consigliavano al medico di disporre analisi più approfondite del sangue e delle urine».

Gli esami affidati al centro analisi tossicologiche dell’università di Milano «confermavano il sospetto che Massimo Guerra potessse essere stato avvelenato». Infatti gli esami hanno evidenziato nel campione di urine tracce di carbamazepina e di flecainide. Il prino (nome commerciale Tegretol) è un antiepilettico. La flecainide (nome commerciale Almarytm) è un antiritmico. Entrambi possono causare brachicardia. Entrambi (particolare importante) possono essere messi in commercio solo dietro prescrizione medica.

E Massimo Guerra non ricorda di avere preso medicinali. Ai sanitari non sfugge che la vicenda è delicata. Guerra viene dimesso il 21 novembre con una dieta e la raccomandazione di non assumere farmaci se non strettamente necessario. Prima, però, viene convocato per un colloquio dal primario di cardiologia e dalla dottoressa che lo ha preso in cura dopo che la lasciato il reparto di terapia intensiva. Ricorda quest’ultima: «Alla dimissione ricordo di aver chiamato il paziente da solo per dirgli che quello che era successo era strano e che doveva stare attento a non assumere sostanze da altri familiari perché ricordo che lui mi aveva parlato di una convivenza con altre persone... Mentre stavamo parlando è arrivata la moglie che con il consenso del Guerra è entrata nel mio studio; alla sua presenza ho ripetuto le raccomandazioni appena fatte e ricordo che la risposta di Guerra Massimo fu questa: “mi fido ciecamente di mia moglie“».