Se i bambini si difendono dai bulli. Con la tecnica dei soldati israeliani

Corsi di Krav Maga per saper reagire alle aggressioni dei coetanei

Un momento della lezione in palestra

Un momento della lezione in palestra

Corsico, 14 novembre 2016 - Un ragazzino, neanche 12 anni, accasciato a terra. Calci, pugni. È un suo coetaneo, un compagno di classe, il picchiatore. Gli altri, in piedi, riprendono la scena con il telefonino. «Se ne sentono tutti i giorni di storie così, da fare accapponare la pelle», commenta una mamma. Si parla di bullismo nella palestra del liceo “Giambattista Vico” di Corsico, stretto hinterland milanese, dove ogni settimana bambini e ragazzi imparano a difendersi da ciò che fa loro più paura: la violenza di un compagno. E poi, da quello che fa ancora più male degli schiaffi: l’umiliazione su pubblica piazza, con quei video diffusi sui social che sono condanne, pesi che diventano insopportabili.

«Sono preoccupata, quale genitore non lo sarebbe? Per questo ho incoraggiato mio figlio a iscriversi a Krav Maga», racconta Roberta Piccirillo. Krav Maga: una tecnica di autodifesa utilizzata dai corpi militari israeliani. A insegnarlo ai bambini è Vittorio Porreca dell’associazione “Akm Italia”. Il gruppo porta in giro per scuole, palestre e oratori la pratica della disciplina che «sviluppa la sicurezza personale e la capacità di gestire situazioni di violenza», spiega Porreca, che nonostante anni trascorsi in Italia, tradisce ancora il suo accento della Germania meridionale, dove ha vissuto per molto tempo.

«Qual è la prima regola, ragazzi?» chiede durante la lezione ai bambini presenti, il più grande di 14 anni, il più piccolo di 7. «Se qualcuno ti dà fastidio, lascialo perdere e vai via», rispondono in coro. Le tecniche di difesa, infatti, «si utilizzano solo in caso di necessità, per non farsi trovare impreparati – spiega Porreca –. Non è un lavoro solo di pratica, ma soprattutto di testa. Imparare, col tempo, almeno un anno, a rispondere a un attacco con prontezza».

Un pericolo che già a 7 anni i bambini imparano a conoscere: tutti quelli presenti alla lezione, e sono solo una parte degli oltre cento iscritti tra Milano e hinterland, sanno cosa significa essere vittima di vessazioni. In pratica, se non sono loro a essere perseguitati, lo è un compagno. Con guantoni e para colpi, i bambini si preparano a difendersi da un aggressore. Tra i caschetti, spunta una coda di cavallo: è di una bambina, ha undici anni. Sono proprio loro, i piccoli, che chiedono di iscriversi ai corsi. Un segnale che fa riflettere sulla percezione del pericolo già in tenera età.

«Lo vedo in televisione, lo sento a scuola. Ci sono bambini che ti picchiano senza motivo, ti riprendono e mettono tutto su Facebook. Non posso cambiare le loro teste, ma con il corso posso almeno prepararmi a reagire». A dirlo è uno dei giovanissimi partecipanti. Ha 10 anni.