Facebook la censura, Arianna non molla: "Troppe bestie contro le donne"

Una giovane cesanese ha portato all'attenzione pubblica il problema dei "gruppi chiusi" di sessisti

La cesanese Arianna Drago

La cesanese Arianna Drago

Insulti e offese, ricevute da messaggi privati su Facebook. Aveva avuto il coraggio di denunciare cosa si nascondeva dietro alcuni gruppi chiusi che mostravano foto di donne, ex, compagne e sorelle, commentate con frasi che incitavano alla violenza e allo stupro. Arianna Drago si è ritrovata vittima delle stesse persone che scrivevano su quei gruppi. La questione aveva sollevato lo sdegno anche del presidente della Camera Laura Boldrini che ha messo sotto i riflettori la storia di Arianna. La 25enne di Cesano Boscone, provincia di Milano, aveva pubblicato sul suo profilo, a metà gennaio, gli screenshot presi da quei gruppi agghiaccianti. Facebook aveva deciso di oscurare il suo di profilo, ma non quello dei gruppi. Colpa di qualcuno che aveva segnalato il post della ragazza. Un errore, ha confessato Facebook, che messo alle strette dopo la risonanza che ha avuto la denuncia pubblica di Arianna, ha chiuso i gruppi. Ma non è finita: pagine di violenza virtuale continuano a nascere. E nessuno le ferma. Cesano Boscone (Milano), 11 febbraio 2017 - Prendiamola, blocchiamola e facciamo vedere chi comanda. Prima me la faccio, poi la lego al cancello e la sgozzo. Deve stare zitta, anzi, meglio se piange e implora pietà. Così mi eccita. Commenti su Facebook. Sulla foto profilo sono ragazzi che sorridono, altri sono uomini: baciano i figli piccoli che tengono in braccio. Funziona così: si entra nel gruppo Facebook, che di solito ha un nome che richiama al sesso, nei termini più volgari immaginabili. In bacheca c’è una lunga serie di foto di ragazze, donne. Sono fidanzate, ex, mogli, persino sorelle. Le loro immagini sono buttate lì, date in pasto alle bestie del social che dietro la tastiera vomitano tutta la loro brutalità. E leggere quei commenti fa accapponare la pelle. Arianna Drago è giovane, coetanea di quelle ragazze messe nella vetrina virtuale senza neanche saperlo. Vive a Cesano Boscone, stretto hinterland milanese. Ha sentito parlare di questi gruppi. Non ci credeva. Ha visto con i suoi occhi e lo ha trovato rivoltante. Ha fatto gli screenshot dei commenti, ha oscurato i nomi e ha pubblicato tutto sul suo profilo, dicendo: guardate cosa succede dentro le vostre case. Cos’è successo poi? "Facebook ha oscurato il mio profilo, affermando che stavo usando immagini forti. Questo perché il social si basa su un algoritmo: riceve una segnalazione da qualche utente, riconosce immagini di nudo e oscura. Peccato che i gruppi, invece, sono rimasti aperti". Cosa ha fatto allora? "Mi è salita la rabbia e il senso di ingiustizia. Mi sono rivolta al presidente della Camera Laura Boldrini: le ho scritto una lettera e ha sollevato il caso, condannando il social per aver censurato il mio profilo e aver dato spazio, invece, a questi gruppi agghiaccianti". Ha 25 anni, fa l’informatica, cosa l’ha spinta a combattere questa battaglia? "Il fatto che donne inconsapevoli erano insultate e umiliate e il più delle volte i responsabili erano fidanzati, ex o familiari. Ho creato una rete di segnalazioni e di aiuto: in tanti, soprattutto uomini, si sono messi a disposizione per rintracciare l’identità delle donne e avvertirle di quello che stava succedendo". Risultato: migliaia di condivisioni del post di denuncia e centinaia di persone mobilitate per mettere fine a questo orrore. Come è finita con Facebook? "Ha parlato di un errore per l’oscuramento. Poi la questione è arrivata sui banchi dell’Unione Europea che ha dato un ultimatum a Facebook per rimuovere quei gruppi. Detto fatto. Il problema però è più ampio". Cioè? "Questi gruppi si formano di continuo. Bisogna fare una rivoluzione culturale. I genitori devono insegnare ai figli che umiliare e offendere è sbagliato, così come ridurre tutto a uno scherzo". Ha ricevuto intimidazioni da quando ha cominciato questa lotta? "Offese e insulti. Gente che mi diceva di farmi gli affari miei, uomini che affermavano che la vera violenza la fanno le donne, che il femminicidio non esiste. Poi, per fortuna, ci sono anche i messaggi, tantissimi, di solidarietà". Oggi le sarà riconosciuto il Premio alla Virtù Civica per l’impegno nella lotta al rispetto e alla tutela dei più deboli. Battaglia finita? "Tutt’altro. Continua. Deve continuare. Troppo odio, troppa violenza. Lo stupro è anche virtuale. Non si può rimanere in silenzio. Queste bestie vanno fermate".