Il nudo "buono" di Angela Finocchiaro

La Finocchiaro da martedì al teatro Manzoni con "Calendar Girls"

Calendar Girls è al Manzoni con Angela Finocchiaro (al centro)

Calendar Girls è al Manzoni con Angela Finocchiaro (al centro)

Milano, 21 febbraio 2017- Volevano raccogliere un po’ di fondi contro la leucemia. Giusto un pensiero, dopo la morte del marito di una di loro. Ma l’idea del calendario sexy andò molto al di là delle loro aspettative: oltre un milione di sterline, un’intera nuova ala dell’ospedale… Storia incredibile quella di «Calendar Girls». Raccontata al cinema e a teatro da Tim Firth. Da allora il testo (era il 2003) ha avuto innumerevoli versioni nel mondo. Anche in Italia, grazie alla regia di Cristina Pezzoli e a un bel cast, capitanato da Angela Finocchiaro e Laura Curino. Loro le piccanti casalinghe dello Yorkshire al Teatro Manzoni dopo i numeri da capogiro dello scorso anno: 108 repliche per più di 72 mila spettatori.

Finocchiaro, qual è il segreto di «Calendar Girls»?

«La forza di questo gruppo di donne, senza però dimenticare i due straordinari attori uomini. In un ambiente e in un contesto abbastanza distanti per l’Italia, puntare sulla squadra è stata una chiave importante. Abbiamo tutti caratteri molto ben individuati e poi c’è il momento esilarante dello shooting...»

Il servizio fotografico: avete trovato il coraggio di liberarvi di tutto?

«Sì, proprio pensando alla temerarietà di queste donne. E pensare che inizialmente avremmo dovuto indossare delle tutine aderenti ma sembravamo davvero degli insaccati».

Gli spettatori come reagiscono?

«La gente è felice, carica di elettricità. Le signore commentano che vorrebbero farlo pure loro, anche se poi negli incontri con il pubblico capisci che le cose non sono così semplici. Nonostante siamo quotidianamente circondati dal nudo, non è scontato che delle signore con dei bei corpi da signore, si spoglino davanti a tutti. Quelle donne hanno fatto qualcosa di incredibile».

Il teatro la emoziona ancora?

«È la mia radice, la mia base. Per anni l’ho gestito in modi più vivibili, da sola o quasi. Ora sono un po’ appesantita dalla vita di tournée ma fortunatamente sto bene in questo gruppo. Meno male perché altrimenti avremmo potuto spararci. Poi in scena sì, mi piace ancora l’emozione, che la gente esca con una marcia in più. Mi piace far succedere qualcosa su quel palco».

Anche al cinema ultimamente la si vede spesso.

«È un innamoramento fresco, più recente. Mi piace la sua coralità, le tante persone coinvolte per farlo funzionare. Mi piace meno la gran fatica rispetto a quello che a volte arriva in sala. E il fatto che ormai ci siano molte alternative per il pubblico. Durante le feste gli spettatori si sono dimezzati, non solo per il cinema italiano».