Ucciso in Thailandia, arrestato un francese

L'uomo è accusato dell’omicidio di De Stefani

gli inquirenti  nel luogo del ritrovamento dei resti di De Stefani e i due amanti, Amaury  Rigaux e  Rujira Iamlamai

gli inquirenti nel luogo del ritrovamento dei resti di De Stefani e i due amanti, Amaury Rigaux e Rujira Iamlamai

Chiavenna, 29 gennaio 2018 - Avevano bruciato un copertone accanto al bivacco che avevano realizzato per tentare di nascondersi alla polizia thailandese che li stava braccando. Un passo falso che è costato l’arresto ad Amaury Rigaux, 34enne francese accusato con Rujira Iamlamai, 38enne thailandese, dell’omicidio del 62enne chiavennasco Giuseppe De Stefani, il cui corpo è stato fatto a pezzi e poi bruciato. E mentre il francese è stato arrestato, si cerca ancora la donna, ex compagna dell’italiano, ma la polizia conta di trovarla quanto prima. Non può essere lontana. La settimana di fuga di Amaury Rigaux si è conclusa in un bosco nella provincia di Kamphaeng Phet, a ovest di quella di Phichit dove gli assassini si erano accaniti sul corpo di De Stefani. Con il rogo di uno pneumatico hanno attirato l’attenzione di alcune persone che vivono nella zona e che hanno allertato la polizia, affermando di aver visto entrambi i ricercati sulla riva di un torrente. È scattato il blitz: la polizia ha trovato prima, appena fuori dal boschetto vicino al corso d’acqua, l’auto utilizzata per la fuga, che i due avevano colorato di nero (prima era grigia) con delle bombolette spray nel tentativo di occultarla il più possibile.

Poi è stato trovato il bivacco nel quale Rigaux e l’amante-complice avevano vissuto in questi giorni, una tenda e due letti improvvisati. I due però non c’erano, fuggiti addentrandosi nel bosco quando hanno capito di essere stati scoperti. Poco dopo la polizia è riuscita a trovare e arrestare il giovane francese, mentre la fuga della thailandese sembra avere le ore contate. Rigaux, che in passato era stato inserito nella lista nera dell’immigrazione thailandese, si professa innocente; sarà interrogato domani dalla polizia thailandese e dall’Interpol. Ma la coppia è stata da subito sospettata per i tanti indizi lasciati dietro di sé. Testimonianze di residenti vicino al luogo dove era stato mutilato e bruciato il corpo di De Stefani avevano condotto la polizia a casa di Iamlamai, dove l’italiano aveva vissuto fino allo scorso ottobre assieme ai due figli piccoli di lei, avuti da una precedente relazione.

All'interno dell’abitazione, oltre a una macchia di sangue, era stato trovato anche il passaporto di De Stefani e una sua lettera in cui accusava l’ex fidanzata e convivente di averlo amato solo perché voleva i suoi soldi: «Non ho mai incontrato nessuno più cattivo di te», aveva scritto. Pochi mesi fa aveva sorpreso i due amanti a letto, troncando definitivamente la relazione. De Stefani era un infermiere in pensione che si era trasferito in Thailandia dopo essere rimasto vedovo. Era arrivato nel Paese asiatico nel 2013 anche per stare vicino al figlio Luca, che gestisce lì un ristorante, ma tornava un paio di volte all’anno a Chiavenna, dove vive la figlia Barbara e dove aveva molti amici. «Mio padre aveva aiutato quella donna, lui era fatto così, buono con le persone a cui teneva» le poche parole della figlia, che in questi giorni si è trincerata dietro un comprensibile silenzio.