Buchi nei conti di 7 condomini: condannata amministratrice infedele

Denaro per oltre 200mila euro sottratto dalle tasche dei residenti, si sospetta per essere giocato alle slot di NICOLETTA PISANU

Il tribunale di Sondrio

Il tribunale di Sondrio

Sondrio, 11 marzo 2016 - Sette buchi, nei bilanci di altrettanti palazzi. Denaro per oltre 200mila euro sottratto dalle tasche dei residenti, si sospetta per essere giocato alle slot. P.V., cinquantacinquenne ex amministratrice condominiale di Sondrio, è stata condannata in primo grado a quattro mesi e dieci giorni di reclusione per appropriazione indebita. La pena è stata sospesa.

Il giudice ha stabilito inoltre il versamento di una provvisionale da 2mila euro destinata a due residenti che si sono costituiti parte civile. La donna era titolare della Valtellina gestioni immobiliari. Le prime denunce risalgono al 2011, quando il nuovo amministratore subentrato al posto di P.V., sostituita per volere dei residenti che si erano insospettiti, aveva appurato ammanchi nei conti degli ultimi tre anni. Il denaro veniva preso da quanto i residenti consegnavano per pagamenti di servizi e forniture. E dalla prima segnalazione, a macchia d’olio l’indagine si è allargata ad altri sei condomini, la Procura di Sondrio ha portato alla luce un buco totale quantificabile in 232mila676 euro.

Nel dettaglio, secondo gli inquirenti la donna dai conti del condominio Catilina di via Clef ad Aprica aveva sottratto 5009 euro, dal palazzo Ai portici di via Europa, sempre nel paese orobico, aveva portato via 119mila148 euro. A Sondrio invece dal condominio Ex Ina casa di via Torelli aveva sottratto 10mila 311 euro, dall’Ex Incis di via Fiume 8185 euro, mentre dal Gescal di via Maffei 76mila 929 euro. E ancora dalla Residenza Teglio di via Teglio aveva distratto 4mila 898 euro, al condominio Milano dell’omonimo viale 8196 euro.

La signora, secondo quanto da lei stessa dichiarato all’esperto che l’aveva esaminata, aveva un problema con il gioco d’azzardo, la difesa in fase di indagini aveva appunto richiesto una perizia per verificare se risultasse un vizio di mente dovuto alla ludopatia, elemento che non è risultato dall’analisi dello psichiatra. Ai fini della configurazione del reato di appropriazione indebita oltretutto, è sufficiente la prova della distrazione dei fondi, non la loro destinazione che in questo caso, secondo i sospetti, era proprio il gioco. La difesa si è riservata di prendere visione delle motivazioni della sentenza di condanna, prima di ponderare un eventuale ricorso in appello.