Sesto, il ritorno a casa di Kevin dopo 48 giorni in cella

Il 18enne ultrà milanista, accusato di tentato omicidio dopo il raid in un bar di Roma, è ai domiciliari

Il tifoso milanista Kevin Pirola

Il tifoso milanista Kevin Pirola

Sesto San Giovanni (Milano), 10 luglio 2016 - Dopo 48 giorni trascorsi a Regina Coeli, Kevin Pirola venerdì notte ha potuto dormire nel suo letto, nella cameretta di casa sua, a Sesto. Il 18enne, tifoso del Milan, è uscito dal carcere romano: fino al processo continuerà a scontare la misura cautelare agli arresti domiciliari. Venerdì i suoi genitori sono andati a prenderlo. Lo hanno aspettato per ore fuori dai cancelli. Poi finalmente l’uscita dalla casa circondariale alle 20.30. Gli ultimi passaggi burocratici e poi il treno per il rientro a Milano e l’arrivo a casa nella notte. Un mese e mezzo in cella per l’adolescente sestese, incensurato, che è l’unico accusato dell’aggressione avvenuta la notte del 21 maggio, al termine della finale di Coppa Italia. Da quel momento Kevin si è ritrovato in cercere. Per la Procura è lui l’accoltellatore di Alessandro Palmieri, il 40enne finito all’ospedale insieme all’attore juventino Gianluca Macrì Messineo a causa del raid al bar Jet Lag della capitale.

Si dovrà attendere il processo per ricostruire quello che è accadduto dopo la partita di Coppa, con i disordini che hanno coinvolto uno dei pullman su cui viaggiavano gli ultras della Curva Sud del Milan. Si è parlato di almeno due aggressori distinti. Tuttavia, le testimonianze restano contraddittorie e, a oggi, nessuna identificazione dal vivo è stata effettuata. Così, a mettere il 18enne sestese in una posizione difficile è la stessa vittima, Palmieri, che lo avrebbe riconosciuto a distanza di giorni solo da un album di 60 fotografie. L’accusa è gravissima: tentato omicidio. Motivo per cui le restrizioni, anche ai domiciliari, restano totali: Kevin non potrà avere contatti con nessuno al di fuori della sua famiglia. Nessuna visita di parenti o amici, per ora. Con lui, da venerdì sera, ci sono però i genitori e il fratello minore, che da settimane aspettavano di poterlo riabbracciare e riportare a casa.

Per questi primi giorni, il ragazzo vivrà una fase di riadattamento: ai suoi oggetti, alla sua camera, al bagno da non dover condividere con decine di estranei. Ieri i primi pasti in famiglia, dopo la prima notte passata nel suo letto. Sui social network i messaggi di solidarietà e felicità, lasciati da familiari e amici che in queste settimane non hanno fatto mancare il sostegno ai Pirola. "Dopo una tempesta e un diluvio, verrà fuori il sole. Siamo tutti con te a gridare la tua innocenza". Passata l’estate, si terrà il processo. Dopo il primo sospiro di sollievo grazie ai domiciliari, Kevin e la sua famiglia dovranno ritrovare la giusta tranquillità per affrontare quello che sarà il momento decisivo di una vicenda dai contorni ancora poco chiari, tra indagini e testimonianze frammentarie.