PATRIZIA LONGO
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Sesto, General Electric a sorpresa: via alla mobilità

Il colosso dell'energia rompe le trattative, 179 i lavoratori a rischio licenziamento. Un annuncio che spiazza le controparti dopo il tentativo di trovare soluzioni alternative. Tre settimane fa il ritiro del piano di tagli, ora il dietrofront

Una protesta dei lavoratori ex Alstom Power

Sesto San Giovanni (Milano), 17 maggio 2016 - L'incubo, per i dipendenti ex Alstom Power, si è materializzato ieri: General Electric ha aperto la procedura di mobilità per 179 lavoratori, anticamera del licenziamento. Non un fulmine a ciel sereno, ma comunque una decisione che ha finito per spiazzare sindacati e amministrazione comunale: dall’azienda, infatti, era attesa solo la comunicazione della data di incontro al Mise dove, lo scorso febbraio, era stato avviato un confronto per salvare lo stabilimento di Sesto San Giovanni, con i suoi 415 lavoratori. Ge, infatti, dopo l’acquisizione del ramo power dalla multinazionale francese, aveva annunciato a gennaio un piano di riorganizzazione europeo che avrebbe portato a circa 5mila esuberi complessivi e, in Italia, alla chiusura del sito sestese, su cui erano stati preannunciati 236 esuberi.

Le trattative, più volte rinviate su richiesta dei vertici aziendali, avrebbero dovuto riprendere mercoledì 25 maggio, con una speranza: la cessione dello stabilimento. Non solo. L’ultimo incontro al ministero, tre settimane fa, si era chiuso con il ritiro da parte di Ge dell’annunciata mobilità, la richiesta dell’azienda di valutare forme di cassa integrazione e, soprattutto, un duplice impegno: non dare seguito ad azioni unilaterali e portare altre commesse in fabbrica, per mantenerne il valore in vista di una possibile vendita.

Dopo una settimana, in realtà, i lavoratori hanno effettuato un’ora di sciopero e un presidio rinforzato, perché uno degli impegni, portare commesse, non era stato mantenuto. Anzi: i sindacati avevano scoperto che le lavorazioni promesse sarebbero state effettuate altrove, addirittura in un’altra azienda. "Le nostre attrezzature di fabbrica da qui non escono, ci dobbiamo tutelare", avevano spiegato i lavoratori.  Ora anche il secondo impegno è venuto meno: in modo del tutto inatteso, seppure temuto, l’azienda ha avviato la procedura di mobilità per una parte consistente del proprio personale.