Cologno, alla Direct Line 174 esodati. E ora i tagli in busta paga

Interrotte le trattative tra le organizzazioni sindacali e i vertici del colosso assicurativo

Una manifestazione di protesta dei lavoratori Direct Line

Una manifestazione di protesta dei lavoratori Direct Line

Cologno Monzese, 3 novembre 2016 - Si è interrotta nuovamente la trattativa tra le organizzazioni sindacali e i vertici di Direct Line, il colosso di assicurazioni on line che ormai sei mesi fa annunciò 200 esuberi dalla sede di via Volta. La situazione starebbe precipitando, come spiega Maria Isabella Napolitano, membro Rsa: «Abbiamo ricevuto una comunicazione strumentale, che vuole scaricare sulle Rsa responsabilità che sono solo in capo all’azienda. Inotre, è stato disdettato unilateralmente il contratto integrativo con effetto dal 30 novembre». Significa una busta paga più leggera e non solo: buoni pasto, percentuale sulle polizze realizzate, permessi retribuiti e altri benefit di cui non potranno più disporre i dipendenti.

Nonostante i tavoli, anche nazionali, la società continua sulla sua strada per la riduzione di costi e di personale. «Durante le trattative si erano raggiunti punti di accordo anche sul rinnovo del contratto integrativo. Poi l’8 agosto l’azienda unilateralmente ha dichiarato la chiusura delle procedure di confronto sindacale, dando avvio al piano di incentivi e impedendo di fatto che si trovasse una soluzione». Il 9 settembre il tavolo si era ricomposto, con un incontro nella sede di Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, tra le segreterie nazionali e Direct Line. Incontro replicato il 13 settembre anche alla presenza delle Rsa Fisac/Cgil, Fna, First/Cisl e Uilca/Uil. «Durante queste riunioni ci è stata annunciata l’intenzione di esternalizzare le attività di contact center, proposta immediatamente rigettata dal sindacato. Al termine di quell’incontro, le parti avevano concordato di riaggiornarsi con la massima urgenza, sempre in sede Ania, alla fine di settembre».

Tuttavia per un mese nessun tavolo è stato riconvocato. E ora, dice l’azienda, il tempo è scaduto. «L’azienda ha prima rotto il tavolo ad agosto e poi non ha rispettato i tempi che lei stessa si era data - commenta la Rsa -. La società, se lo volesse, potrebbe tranquillamente prorogare la scadenza, che lei stessa ha determinato, fino all’ipotesi di rinnovo concordata con le Rsa come normalmente avviene in assenza di disdetta unilaterale del contratto integrativo». In questi mesi, attraverso l’incentivo all’esodo, sono state firmate 174 conciliazioni. Si asciuga il personale e si riorganizzano le mansioni. Sempre senza informativa sindacale, denunciano i delegati.

«Stiamo assistendo allo spostamento di colleghi ad altre mansioni e alla formazione su sinistri di dipendenti di altre aree, che possono determinare fungibilità a oggi non prevista dal contratto collettivo nazionale. Lo stesso per quanto riguarda attività di outbound, supporti di personale call center alle aree amministrative e per finire la continua negazione di ferie e permessi». Una riorganizzazione dei settori e delle competenze non condivisa con i dipendenti rimasti nella sede di via Volta. «Prendiamo atto che questa dirigenza vuole instaurare un regime autoritario che esclude le rappresentanze sindacali, per avere mano libera nella gestione unilaterale dei rapporti di lavoro».