"Anis riposi in pace nel suo Paese": la famiglia reclama l’attentatore ucciso a Sesto

Il fratello di Amri: sedici richieste della salma all'Italia, nessuna risposta

Il corpo di Anis Amri a Sesto Fs

Il corpo di Anis Amri a Sesto Fs

Sesto San Giovanni (Milano), 17 febbraio 2017 - «Sedici richieste inoltrate e ancora alcuna risposta». Il fratello dell’autore della strage di Berlino Anis Amri, Walid, accusa sul sito della Bild online le autorità italiane per la mancata consegna del corpo di Anis a quasi due mesi di distanza dalla sua uccisione da parte della polizia a Sesto San Giovanni. Walid Amri afferma di aver inoltrato assieme alla propria famiglia 16 richieste alle autorità italiane, attraverso il ministero degli Esteri tunisino.

«Ma ad oggi aspettiamo ancora una risposta dall’Italia – aggiunge – Il governo deve restituire il corpo di mio fratello in modo che possa riposare in pace nel suo Paese». Walid infine smentisce le voci che si erano rincorse di una sorta di pensione alla famiglia da parte dell’Isis per il martirio di Anis: «È falso, lo giuro. Per noi Anis non è un martire, ma un fratello e un figlio».

All'Italia risulta invece che finora nessuno della famiglia avesse reclamato la salma, in obitorio a Milano a disposizione dell’autorità giudiziaria. Tanto che due settimane fa l’assessore regionale di Fratelli d’Italia Viviana Beccalossi ha scritto ai ministri dell’Interno Marco Minniti e degli Esteri Angelino Alfano; mentre Monica Chittò, sindaco di Sesto, scriveva al prefetto (vicario) di Milano: «Il problema è chi sosterrà le spese per un eventuale funerale di Anis Amri», ucciso appunto a Sesto il 23 dicembre.

«Vi chiedo di fare tutto ciò che è nelle vostre competenze – metteva nero su bianco Beccalossi – per evitare che le spese relative all’obitorio, alla bara e alla sepoltura siano a carico del Comune di Sesto né di nessuna altra istituzione italiana. Suonerebbe come una beffa atroce sia per le vittime della strage di Berlino sia per i due agenti di polizia che hanno avuto un conflitto a fuoco con il terrorista». E il sindaco Chittò, chiedendo al prefetto un incontro urgente: «Non è una situazione che può essere demandata al nostro Comune. Si tratta di un caso straordinario e come tale va trattato».

Alla denuncia avanzata dal fratello di Amri sulla Bild, risponde oggi in presa diretta il ministro degli Esteri Angelino Alfano: «Faremo tutte le verifiche del caso. L’Italia è uno Stato di diritto e in circostanze come quelle che si sono verificate vanno seguite una serie di procedure nel rispetto di tutti i poteri e gli ordini dello Stato».