Le clonano la targa della macchina: odissea di una cinisellese per una multa non sua

La sanzione ad Avellino, ma lei era nella Bergamasca, quattro anni di ricorsi e carte bollate in tribunale

Una battaglia legale per una multa mai presa davvero

Una battaglia legale per una multa mai presa davvero

Cinisello Balsamo (Milano), 25 giugno 2015 - Ha preso una multa ad Avellino mentre invece era nella Bergamasca ad accompagnare la figlia a una partita di pallavolo. Ignara vittima, presumibilmente di un traffico di targhe clonate. Ha presentato ricorso con tanto di testimoni pronti a confermare che lei, ad Avellino, non ci è mai stata, ma dopo quasi 4 anni la sua battaglia legale non si è ancora conclusa. "Ad oggi siamo al terzo grado di giudizio con una querela di falso in ambito civile, con gli stessi elementi e gli stessi testimoni del primo ricorso davanti al giudice di pace di Avellino. Siamo arrivati a questo punto perché nessuno si è preoccupato di accertare la verità entrando nel merito, sentire due testimoni e quindi annullare il verbale", l’amara constatazione di Paolo Ardito, l’avvocato che difende l’imprenditrice di Cinisello Balsamo. Quando si è vista recapitare a casa una contravvenzione per un sorpasso con linea continua effettuato un mese prima ad Avellino, ha presentato subito ricorso. Tuttavia il giudice ha respinto l’opposizione richiamando la Cassazione secondo cui avrebbe dovuto impugnare il verbale con una querela di falso davanti al Tribunale ordinario. Così decidono di procedere in ambito penale ma, nonostante nel frattempo sempre la Cassazione per un caso identico si sia espressa indicando che è possibile fare ricorso al giudice di pace, il Tribunale di Avellino dopo un anno e mezzo liquida la questione rigettando l’appello e confermando la linea del primo giudice di pace.

"Per evitare il ricorso in Cassazione - con tempi e costi maggiori - abbiamo presentato querela di falso in ambito civile, e credo che l’udienza sarà a fine anno". Morale: dopo quasi 4 anni il problema non è stato risolto e la vittima ha già speso diverse migliaia di euro per una multa di circa 140 euro (che prevede anche la pena accessoria della sospensione della patente per 3 mesi, non ancora applicata in attesa della definizione del ricorso). Ormai è diventata una questione di principio. Lei se lo può permettere, ma un cittadino che non ha le risorse per far valere i propri diritti è costretto a pagare.