Bus insufficienti, veicoli strapieni e autisti che lasciano a piedi gli studenti

Troppi studenti e la navetta se ne va lasciando a piedi i ragazzi. Dalla Fondazione Clerici che si trova nella zona industriale hanno dovuto raggiungere passo dopo passo la stazione. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A pochi giorni dall’inizio della scuola e della nuova sperimentazione con un orario ripartito su cinque giorni, 10mila ragazzi che frequentano le scuole superiori di Pavia sono già esasperati di Manuela Marziani

Un autobus (foto d'archivio)

Un autobus (foto d'archivio)

Pavia, 18 settembre 2014 -  Troppi studenti e la navetta se ne va lasciando a piedi i ragazzi. Dalla Fondazione Clerici che si trova nella zona industriale hanno dovuto raggiungere passo dopo passo la stazione. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A pochi giorni dall’inizio della scuola e della nuova sperimentazione con un orario ripartito su cinque giorni, 10mila ragazzi che frequentano le scuole superiori di Pavia sono già esasperati. C’è chi arriva tardi in classe perché gli orari dei mezzi pubblici non hanno tenuto conto di un inizio anticipato delle lezioni, chi deve uscire prima altrimenti non riesce a prendere il pullman in corsa e chi resta a terra.

«In questi primi giorni — ha raccontato Nerina Malaj della Rete studenti medi che sta raccogliendo segnalazioni dai ragazzi — alcuni studenti hanno dovuto farsi venire a prendere dai genitori perché non sono riusciti a salire su un pullman. Martedì invece in autostazione si è sfiorata la rissa con un controllore che non voleva consentire ai ragazzi di salire sul pullman perché erano troppi. Per forza, viaggiamo in 150 su mezzi che possono trasportare 60 persone. Peggio di carri bestiame. E adesso che il tempo è ancora bello. Che cosa accadrà quando arriverà l’inverno e molti studenti saranno costretti a lasciare in garage la moto?» Un primo incidente c’è già stato, l’altro giorno una ragazza mentre si trovava su un affollato pullman che la stava riportando a casa, si è fatta male a una mano.

"Ora intende sporgere denuncia — ha proseguito Nerina — e chiedere una forma di risarcimento perché si è fatta male seriamente». Da quando la prima campanella è suonata, sono decine e decine le segnalazioni arrivate alla Rete. «I primi a non apprezzare l’imposizione sulla settimana corta — ha sottolineato Nerina — sono i genitori, mentre i ragazzi sono rassegnati. I professori sono costretti a spiegare già sulla porta, qualcuno ha pure pensato di rinunciare a un’ora di lezione per consentire ai ragazzi di studiare in classe. Noi del Volta per il momento non abbiamo ancora l’orario definitivo, ma quando avremo tre rientri alla settimana, non come ce la caveremo".