Villa Reale torna a splendere, nella reggia arrivano anche mobili e arredi

Ricostruiti alcuni ambienti secondo il gusto dell'epoca: tra i pezzi più importanti ci sono il trono con alcune poltrone, il salotto della regina, le pendole e i 440 pezzi della collezione di porcellane di Meissen usate sulle tavole da pranzo dei Savoia di Monica Guzzi

Gli arredi di Villa Reale (Radaelli)

Gli arredi di Villa Reale (Radaelli)

Monza, 1 ottobre 2014 - Chi oggi metterà piede in Villa Reale non troverà più solo grandi sale vuote. Ora nella reggia arrivano anche gli arredi: il trono con alcune poltrone, il salotto della regina, le pendole, i 440 pezzi della collezione di porcellane di Meissen usate sulle tavole da pranzo dei Savoia, persino due racchette da tennis della regina Margherita, acquistate nel 1896 con altre quattro da una casa inglese. E poi i tavolini da gioco del Maggiolini, già restaurati negli anni passati, così come il letto del re recuperato da Racconigi. 

Il visitatore potrà ammirarli nelle stanze dell’ala sud, quelle abitate da Umberto I e dalla regina Margherita, di competenza della Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici di Milano, che le ha consegnate al Consorzio per la gestione della Villa. L’operazione di allestimento è il frutto di un tavolo di lavoro nato lo scorso anno fra Consorzio, Soprintendenza e Ministeri allo scopo di ricostruire il percorso degli arredi della reggia, in gran parte dispersi fra i palazzi di rappresentanza dello Stato, dal Quirinale alle ambasciate, ma anche negli uffici e nei magazzini della Soprintendenza, della Prefettura e in altre dimore di Casa Savoia. Il risultato è un’operazione che non sempre riporta l’oggetto originario al suo posto esatto, ma che si propone soprattutto di ricostruire gli ambienti utilizzando il materiale disponibile, purché storicamente credibile. Un’operazione che fa rivivere le stanze abitate dai Savoia, dove il visitatore si inoltrerà con l’aiuto di un’audioguida. «È un momento meraviglioso per la Villa», dice il sindaco di Monza e presidente del Consorzio, Roberto Scanagatti, che lancia un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, protagonista della cerimonia di lancio di Expo che il 7 luglio del 2013 si è svolta proprio nella reggia del Piermarini. «Questo non è un bene della città, ma dell’Italia - ricorda Scanagatti -. Per questo lancio un appello al Presidente perché ci aiuti a poter disporre in modo completo di questo patrimonio». Tra i pezzi che sarebbe bello recuperare dal Quirinale, la camera da letto della regina Margherita. In sua assenza, si sta pensando di recuperare un altro letto da Palazzo Reale a Milano.

Mancano all’appello per una ricostruzione suggestiva anche il biliardo e il pianoforte, mentre si stanno recuperando fucili d’epoca, anche se non originali, per l’armeria. Al Quirinale c’è anche la camera dell’Imperatore di Germania, ma il suo recupero in questo momento non avrebbe senso, poiché le stanze da cui proviene, al secondo piano nobile del corpo centrale, oggi sono in concessione al privato, che le ha destinate a mostre ed esposizioni. «Questo è il punto di arrivo di tanti anni di lavoro, culminato nel restauro degli appartamenti reali e delle nove sale del corpo centrale - dice Alberto Artioli, soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici di Milano -. È stata l’occasione per restaurare e recuperare gli oggetti. In questi anni la Soprintendenza ha investito su quest’ala della Villa 12 milioni». Un punto di partenza più che di arrivo, spiega Annamaria Terafina, che ha guidato il gruppo di lavoro per conto della Soprintendenza: «Siamo partiti dagli inventari, con due censimenti stanza per stanza, a cui abbiamo incrociato i dati della segnatura dei mobili. Abbaimo fatto i conti con un gruppo sparuto di mobili pertinenziali e l’impossibilità in alcuni casi di ricollocare i mobili nel punto di origine. La sala dei quadri per esempio ospita mobili che prima erano in quella degli uccelli, oggi in concessione ai privati e quindi per noi impossibile da allestire. Ma il risultato è positivo perché i mobili si integrano perfettamente con le sale in stile neorococò e neoclassico. E anche i reali spostavano spesso i mobili». Si tratta quindi di «un riallestimento nuovo, con mobili di altre stanze o che arrivano anche da Palazzo Reale o altre dimore». Un altro caso curioso riguarda la Biblioteca lignea del Majnoni, realizzata nello snodo tra l’appartamento di Umberto e le stanze di Margherita. Qui gli armadi non contengono più le collezioni di libri, portati via dopo qualche mese dal regicidio dalla stessa regina, ma una grande collezione di porcellane. «I libri non c’erano ma avevamo questi manufatti di grandissimo valore - conclude Annamaria Terafina -. Abbiamo avuto il coraggio di sostituire i libri con le porcellane».