L'imprenditore Davide Erba: "Ho conquistato il mondo da zero"

Intervista a Davide Erba, imprenditore che gestisce un gruppo da due miliardi di dollari

Davide Erba

Davide Erba

Lissone, 29 maggio 2016 - Appena entrati nella sua azienda, un pannello ti accoglie con lo slogan “Break the Rules”, “Rompi le Regole”. Che in fondo, è un po’ il succo dell’idea imprenditoriale di questo ragazzo - a tratti geniale, a tratti enigmatico - che qualche anno fa, senza quarti di nobiltà nel settore o capitali a disposizione, si è inventato imprenditore dal nulla. E, per molti versi, a soli trentasei anni sembra esserci riuscito. La sua azienda si chiama Stonex e ha numeri importanti: dal 2009 a oggi è cresciuta sino a fatturare oggi oltre quaranta milioni di euro. Con oltre duecentocinquanta fra dipendenti e collaboratori. E non è finita lì.

Folle o visionario? "(ride) Spero un visionario, piuttosto che uno che ha le visioni... Sono da poco diventato presidente dello Sviluppo di un importante gruppo cinese con cinquemila dipendenti e due miliardi di dollari di capitalizzazione: non posso rivelarne il nome, ma presto Stonex sarà inglobata".

Già, la Cina. Sembra essere partito tutto da lì. "Quando ho cominciato, sono rimasto in Cina una decina d’anni. Ho trovato lavoro grazie a un amico cinese in un’azienda che si occupava di strumenti di misurazione: ero una sorta di procacciatore di affari... e, dopo un po’, mi sono messo in proprio".

Spieghi meglio. "Avevo acquisito contatti, esperienza e credibilità nel settore e mi sono creato un mio marchio: Stonex è nata così".

Di cosa si occupa la sua azienda? "Stonex è una società che si occupa di strumenti di misurazione in diversi settori, da quello topografico all’agricoltura, dal catasto alla divisione marina. Dalla cartografia alla ricostruzione della scena del delitto(di recente si è occupato anche del caso Yara Gambirasio per la televisione, ndr), dai Gps topografici agli scanner per il geopositioning".

Geopositioning è termine che spesso si associa, specie di questi tempi, a chi cerca obiettivi da colpire? Anche da un punto di vista... militare? "Il novantanove per cento delle nostre apparecchiature viene utilizzato per scopi civili ma resta anche un 1% nel settore militare".

Imbarazzi? "Non vedo perché... non dobbiamo essere certo noi a giudicare che utilizzo venga fatto delle nostre apparecchiature. E poi, ribadisco, il novantanove per cento si riferisce a usi civili".

Da dove deriva il nome Stonex? "La pietra è il primo strumento di misurazione che sia mai stato utilizzato: stone viene da lì. E la X è il simbolo del laser".

Gran parte del vostro fatturato deriva da questo settore. Oggi però siete noti almeno in Italia soprattutto per una nuova sfida: la telefonia. "Con Stonex One abbiamo creato il primo smartphone low cost tutto italiano".

Avete ribattezzato i vostri telefoni con i nomi Da Vinci, Galileo, Dante. Ma non vi siete fermati lì. "Abbiamo creato anche Stonex Cam, una Action Cam tutta nostra, sempre a basso costo".

Dove fate i vostri telefoni? "Concept italiano, assemblaggio in Cina: impossibile fare diversamente".

Vi battete contro colossi come Samsung, Apple, Sony... insomma, Davide (Erba) contro Golia. "Tutto il mio percorso è stato contraddistinto da rivali sempre più grossi, specie per uno come me partito senza capitali contro macro concorrenti".

Torniamo alle origini. "Sono nato e cresciuto a Monza il 21 luglio 1980, figlio di un biologo e di una maestra elementare, e ho un fratello maggiore. Vivo a Biassono ma presto conto di trasferirmi in una villa in Brianza (un pezzo di storia, ma per ragioni di privacy non diremo dove, ndr)".

Studi? "Ho fatto il liceo classico allo Zucchi di Monza, poi all’Università mi sono iscritto a Lettere a indirizzo storico, ma ho piantato tutto dopo qualche esame...".

Perché? "Sono sempre stato uno studioso anomalo, autodidatta. Già quando frequentavo lo Zucchi c’era un pensiero unico e limitante che non sopportavo... attendevo solo di capire la mia strada".

E cosa fece dopo aver abbandonato gli studi? "Lavori saltuari: scaricavo i furgoni del pane, ho fatto il fabbro, l’affittacamere in Canada, sono stato anche in Libia... Poi è arrivata l’esperienza in Cina".

E la sua vita è svoltata. "Sono diventato un imprenditore".

Come si fa ad avere successo? "La strategia di Davide Erba? Prima ho collaborato con un’azienda e ho messo via un po’ di soldi. Poi ne ho creata una mia e ho giocato in un settore scarsamente competitivo staccandomi dall’Italia e imparando a muovermi su un mercato globale. Faccio un esempio, del tutto in via ipotetica?".

Prego. "Mettiamo che quest’anno in Brasile le cose vadano male? E allora mi sposterò in Svezia dove invece le cose stanno andando bene. Poi le cose si mettono male in Svezia ma bene in Australia? E allora io mi sposto di conseguenza".

Una specie di surf del mercato. "La ricetta è non fossilizzarsi mai in un solo Paese, fare un business globale, scegliere di volta in volta un mercato e un settore di nicchia in cui svilupparsi, perché più il settore è di nicchia e più ti garantisce. Insomma, poco capitale e buone idee".

Successo dopo successo, però, il capitale ormai era arrivato. "Ed è scattato il secondo step. Oggi per fortuna ho ampie disponibilità di investimento e voglio giocare al tavolo su due livelli: hardware consumer (dai telefonini alle action camera, appunto) e il software, vale a dire le applicazioni per mobile".

E siamo arrivati al settore che la sta dando notorietà: la telefonia. "È la vera battaglia: sto lavorando a una piattaforma gratuita – CiaoIM - che sta diventando un’alternativa a WhatsApp, un sistema operativo per audio e video, chiamate gratuite, messaggistica istantanea, chat di gruppo, trasferimento file, con opportunità di chat segrete".

Non è facile: a parte la concorrenza con i colossi, c’è anche un mondo che la critica... basta fare un giro sul web per accorgersene, ci sono siti monotematici creati solo per darle contro. "Se rompi le regole, ricevi molte critiche: è un vizio tipicamente italico. Perché se le critiche si fermassero sul piano della qualità o della tecnica, sarebbero le benvenute: mi piace il confronto, non voglio intorno a me gente che mi dica sempre di sì. In Italia però a rompere regole si è creato un migliaio di haters".

Haters? “Odiatori”, in inglese. Ma anche un termine elegante per definire i cosiddetti... “rompiscatole”. "Detrattori di professione, che hanno lo scopo di farti perdere tempo... all’inizio mi arrabbiavo molto, poi ho imparato; il mio motto è: “se non ti piace il mio prodotto, non comprarlo”, non sono un politico che vive stipendiato dalla gente. E molti dei miei haters sono eterodiretti oppure si tratta di gente frustrata...".

Cosa c’entra, con la sua Stonex, Dj Francesco, il figlio di Roby Facchinetti dei Pooh... un uomo di spettacolo, cantante, presentatore: ormai è una collaborazione fissa... "Un genio, uno come me che aveva contatti con il mondo dei social media e dei giovani e che mi ha aiutato a sviluppare prodotti e servizi in questo settore con Stonex One".

Si diceva: lei ha solo 36 anni. E sguazza sui mercati da quando ne aveva 29. Quello dell’economia è un mondo per vecchi? "Soprattutto... è un mondo di vecchi che odiano i giovani".

Cos’è il denaro? "Uno strumento per fare cose, progetti e... divertirsi, anche se io non vado neanche in ferie. Mi sento ancora in missione...".

Per fare cosa: cosa vuole Davide Erba? "(pausa lunga) Per ora vado, ma non so ancora dove".

Tempo fa si diceva volesse comprare il Monza calcio... "E ce l’ho ancora qui... lo seguivo ai tempi del presidente Valentino Giambelli, l’ultimo vero Monza. Quando ancora frequentavo il liceo spesso andavo a vedere le partite di Saini e compagni...".

E adesso? "L’ultima gara l’ho vista un paio di anni fa".

Ha anche comprato la Fiammamonza, calcio femminile. "Un’esperienza che non è andata tanto bene...".

Da ragazzo pensava che un giorno sarebbe diventato un imprenditore? "Forse no, ma volevo costruirmi un’opportunità, avevo un potenziale creativo in controtendenza col clima di decadentismo che c’era... in realtà da ragazzo volevo fare lo scrittore o il giornalista... sapevo di avere un potenziale che nessuno capiva".

La felicità per Davide Erba? "Vedere che ciò che si crea serve e viene usato e rivolve problematiche. E ora penso al software: la mia battaglia sarà qui".