Marta nell’inferno di Barcellona: chiusi in negozio, sentivamo sparare

Da un anno studia e lavora vicino alla Rambla, libera dopo due ore

Marta Notarpietro

Marta Notarpietro

Biassono (Monza e Brianza), 18 agosto 2017 - «Qui ci sono stati i primi spari, li ho sentiti vicini, vicinissimi». Marta Notarpietro, 23 anni, è residente a Biassono (Monza) ma si trova a Barcellona da circa un anno per studiare Politiche culturali. E per conquistarsi il futuro, oltre ad arricchire il suo bagaglio culturale, lavora. In un negozio proprio nella zona dove è avvenuto l’attentato, in una delle sue molteplici fasi. «Mi trovo nel mio negozio in Carrer de la Portaferrisa – ci racconta Marta intorno alle 18.30, mentre è ancora chiusa all’interno del locale –, qui ci sono stati i primi spari. Non ci fanno uscire. La strada è chiusa e per ora non possiamo parlare al telefono ». Per sicurezza, comunica solo via whatsapp: ha rassicurato amici e famigliari, per quanto possibile. Cerca di rimanere aggiornata su quanto accade fuori. «Sappiamo che un furgone ha percorso il tragitto da piazza Catalunya alla Rambla a forte velocità – prosegue – poi qui vicino al negozio abbiamo sentito dei colpi. Io ho visto solo gente correre e urlare “sparano, sparano”».

Quindi si è barricata all’interno: «Siamo in otto, la polizia ci ha detto “chiudetevi dentro e non uscite” e così abbiamo fatto», racconta, sempre attraverso lo smartphone. Verso le 19.30, dopo oltre due ore di paura e angoscia, la svolta: «Ci hanno appena fatti uscire, stanno evacuando tutti dal centro». Marta trova il modo di una riflessione, su quanto accaduto, a caldo, con il cuore ancora che batte forte: «Io penso solo che questa gente non abbia un minimo di amore per l’umanità – ci scrive - che nonostante ci siano differenze culturali in tutto il mondo si può vivere bene, soprattutto qui a Barcellona, dove tutti sono ben accetti. E togliere la vita alla gente – aggiunge - non è il modo migliore per far sentire la propria voce».

Marta non è l'unica lombarda che ieri si trovava a Barcellona:sono molti infatti coloro che si trovano in vacanza o per motivi di lavoro nella città catalana e che ieri hanno comunicato con amici e familiari soprattutto attraverso i social: «C’è anche mia figlia – fa sapere un padre di Desio – l’attentato é stato nei pressi del suo hotel ma grazie a Dio sta bene. Una paura tremenda, per lei e per noi». «Non ho mai provato tanta anzia e panico in vita mia», scrive Ivan Tassi, 22 anni, coordinatore provinciale bergamasco dei Giovani di Forza Italia: era sulle Ramblas con un’amica ed è stato travolto dalla folla che fuggiva. Nella zona dell’attentato c’era anche un’altra bergamasca, Chiara Seminati, veterinaria di 42 anni, incinta al quinto mese, che si è trasferita a Barcellona alcuni anni fa e che ieri si è messa in salvo entrando in un ristorante, dove è rimasta barricata per 90 minuti: «Ho vissuto momenti di panico, dovevo mettere in salvo me stassa e la creatura che porto in grembo».