Bovisio Masciago, cede il soffitto della Chiesa

Calcinacci giù da 16 metri. Oggi il sopralluogo della Curia. Il parroco chiude tutto

Un cartello avvisa della chiusura

Un cartello avvisa della chiusura

Bovisio Masciago (Monza), 9 febbraio 2015 - Non è stato un cedimento strutturale, tanto che non è stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco, ma di un crollo del rivestimento. Da domenica mattina però il responsabile della Comunità pastorale Beato Luigi Monti, don Giuseppe Vergani, ha deciso di chiudere per ragioni di sicurezza la chiesa di San Martino in via Giovanni XXIII. Nella notte tra sabato e domenica infatti nel transetto, in prossimità dell’altare della Madonna, sono caduti sulle panche una parte del laterizio della soletta e l’intonaco. In gergo tecnico è avvenuto lo «sfondellamento» di una pignatta, ossia il distacco e la caduta della parte inferiore della struttura in latero-cemento.

I secchi con i calcinacci

"Non si è trattato di un crollo dovuto ad infiltrazioni d’acqua – spiega il parroco che rassicura i fedeli -. Abbiamo deciso di chiudere la chiesa in via precauzionale in attesa delle verifiche da parte dei tecnici». Proprio stamattina infatti, un ingegnere della Curia incaricato, arriverà a Masciago per ispezionare la soletta e capire se ci sono altre situazioni analoghe con possibili cedimenti o si è trattato di un caso isolato. Il crollo è avvenuto da un’altezza di 15,70 metri, nella parte centrale del tiburio, con un distacco di 40 centimetri per 40. Niente di preoccupante, a prima vista. A dimostrazione che il crollo è stato di dimensioni ridotte sono bastati pochi secchielli per raccogliere le macerie, posizionati nel corridoio a lato della chiesa. Intanto il cancello del quadriportico resta chiuso e sulla porta laterale di accesso è stato posto il cartello che proibisce l’ingresso, mentre le funzioni sono state spostate nell’antica chiesetta di San Martino e nella chiesa di San Pancrazio. Il tetto non è interessato dai cedimenti.

 

La facciata della chiesa di San Martino

 Anche perché, se è vero che la copertura risale a 50 anni fa, negli anni Ottanta, in anticipo rispetto a tutte le leggi successive, la parrocchia aveva già operato per rimuovere l’eternit,  sostituendolo con una lamiera aggraffata in rame. Trattandosi quindi una struttura unica e a tenuta stagna, non può essere stata l’acqua dei giorni scorsi la causa del cedimento.  Secondo le prime ipotesi potrebbe trattarsi del «cancro del cemento», una situazione di degrado del cemento armato riconducibile a cause ambientali, come la presenza  di anidride carbonica e di altri agenti aggressivi nell’atmosfera che penetrano all’interno del manufatto, riducendo la naturale protezione dei ferri di armatura che si  ossidano, portando alla formazione della ruggine fino alla rottura e al successivo distacco. Solo oggi si potranno capire le vere cause del cedimento dopo l’ispezione.