Miró e la forza della materia: fuoco e acqua per creare

In mostra al Mudec oltre 100 opere dell’artista di GIAN MARCO WALCH

Mostra su Mirò al Mudec

Mostra su Mirò al Mudec

Milano 24 marzo - Nel dicembre 1973 Joan Miró decise di collocare a terra cinque tele di grande formato nel vasto magazzino di una fabbrica a Tarragona. Dopo averle lacerate con un coltello e dopo avere sparso colore dappertutto, le irrorò di benzina e In alto: «Personaggio, uccello» del1976; sotto: «Personaggio, uccelli», 1976CAPOLAVORO Di Joan Miró «Dipinto» del 1960. Olio, grafite e mastice su tavolaIn alto: «L’egiziana» opera del 1977; sotto: «Donna nella notte» acrilico del 1973«Gallo», rara scultura di Miródiede loro fuoco. Le fiamme, alte fino a quattro metri, erano tenute sotto controllo dallo stesso artista per mezzo di una scopa imbevuta d’acqua. Aveva deciso di bruciare i suoi stessi lavori, Mirò, come provocatoria, irridente risposta a un’offerta di un milione di dollari per un suo dipinto di una serie di cinque. Poi, in realtà, quelle tele le espose, l’anno seguente, in una grande retrospettiva che tenne a Parigi, al Grand Palais. A ricordare l’episodio, tipico di un maestro dall’animo sempre imprevedibile – “Sono di temperamento tragico e taciturno. Tutto mi disgusta. La vita mi sembra assurda”. Poi costruiva coloratissimi sogni… -, è Joan Punyet Miró , sua nipote, nel lungo saggio che apre il catalogo della mostra di Mirò da oggi in cartellone al Mudec, il Museo delle Culture.

In alto: «Personaggio, uccello» del1976; sotto: «Personaggio, uccelli», 1976CAPOLAVORO Di Joan Miró «Dipinto» del 1960. Olio, grafite e mastice su tavolaIn alto: «L’egiziana» opera del 1977; sotto: «Donna nella notte» acrilico del 1973«Gallo», rara scultura di MiróUn episodio che, al di là del valore aneddotico, mostra un Mirò demiurgo ottantenne alle prese con gli elementi primordiali, il fuoco, l’acqua. E tale fu la fantasia irrefrenabile del grande spagnolo, tanta la sua produzione di bellezza, così facile la capacità di trascorrere da una donna dai seni generosi all’eco del profilo di una chiesa romanica, che se la sua mostra tuttora in corso a Villa Manin, “Soli di notte”, poneva l’accento sul colore, questa nuova esposizione milanese s’intitola “La forza della materia”, a sottolineare le sperimentazioni, le innovazioni, il ricorso a tecniche inedite. In grado di fargli superare il “disgusto per la pittura”, quella tradizionale, per avvicinare sempre più l’arte alla realtà. Processo così semplice per gli artisti primitivi: non a caso il Mudec, attento alle culture extraeuropee, fa seguire Miró al tanto apprezzato Gauguin.

Promossa dal Comune e da 24 Ore Cultura, curata dalla Fundaciò Joan Miró di Barcellona – città che al maestro stette comunque sempre stretta: meglio la luminosa Maiorca… -, sotto la direzione di Rosa Maria Malet, in collaborazione con Francesco Poli, la mostra, che conta già cinquantamila prenotazioni, si offre in quattro sezioni, attraverso il susseguirsi dei contesti storici. Sette isole multimediali raccontano di Mirò la vita e le opere. Anche con tanto di colonna sonora: i visitatori vengono infatti accolti dalle note di “Blues for Joan Miró ” di Duke Ellington, un pezzo che il celebre compositore jazz improvvisò nel corso di una visita alla Fondazione Maeght, occasione per un incontro eccezionale fra pittura e musica. Le tecnologie attuali permettono poi anche un vero e proprio viaggio virtuale all’interno di un’opera di Mirò, esemplificativa In alto: «Personaggio, uccello» del1976; sotto: «Personaggio, uccelli», 1976CAPOLAVORO Di Joan Miró «Dipinto» del 1960. Olio, grafite e mastice su tavolaIn alto: «L’egiziana» opera del 1977; sotto: «Donna nella notte» acrilico del 1973«Gallo», rara scultura di Miródella sua estetica: il “Personaggio, uccello II” del 1973.

Sempre generoso verso i suoi visitatori, il Mudec non si limita però a offrire loro la mostra dedicata a Miró. Accanto si apre infatti “Italiani sull’Oceano”, ovvero “Storie di artisti nel Brasile moderno e indigeno alla metà del ‘900”. In esposizione le idee e le opere uscite dal viaggio nell’America del Sud di Pietro Maria Bardi e Margherita Sarfatti, critici d’arte, di Lina Bo Bardi, architetto, e di Gastone Novelli e Roberto Sambonet, artisti. Personalità anche lontane fra loro: Sarfatti mussoliniana ispiratrice di Novecento, Bo Bardi autrice a San Paolo della “Casa di Vetro”, significativo edificio modernista.

Mudec, via Tortona 56. Fino all’11 settembre. Catalogo 24 Ore Cultura. Info: 02.54917.