Dopo la protesta dei profughi, don Colmegna: "Non si può vivere in tenda per mesi"

"Occorre trovare sistemazioni e spazi adeguati che assicurino condizioni di vita dignitose, magari valorizzando l’ospitalità diffusa da accompagnare con percorsi abitativi e occupazionali, che possano favorire progetti di vita. Milano e la Lombardia hanno la capacità e i mezzi per farlo" FOTO - La protesta dei profughi ospiti a Bresso

7 - I profughi protestano a Bresso

7 - I profughi protestano a Bresso

Milano, 26 agosto 2015 - All’indomani della manifestazione fuori dal centro di accoglienza di Bresso, il presidente della Fondazione Casa della carità don Virginio Colmegna, si rivolge a coloro che si occupano di profughi per un confronto «affinché si trovino soluzioni concrete, serie e adeguate per la loro accoglienza». «Non è accettabile che queste persone vivano per mesi in tende pensate per rispondere ad una situazione emergenziale -  afferma don  Colmegna in una nota -. Ormai è chiaro che questi flussi di migranti sono diventati un fenomeno strutturale, a cui bisogna dare una risposta di qualità».

«Occorre trovare sistemazioni e spazi adeguati - aggiunge - che assicurino condizioni di vita dignitose, magari valorizzando l’ospitalità diffusa da accompagnare con percorsi abitativi e occupazionali, che possano favorire progetti di vita. Milano e la Lombardia hanno la capacità e i mezzi per farlo». Quanto ai tempi d’attesa per le richieste d’asilo, il sacerdote aggiunge «Non è possibile che in alcuni Paesi le richieste vengano analizzate in poco più di un mese, mentre in Italia può volerci anche un anno. Bisogna fare qualcosa per accorciare le tempistiche per l’ottenimento dei documenti, affinché queste persone, perché di persone si tratta e non di pratiche burocratiche da sbrigare, possano inserirsi nella nostra società».

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