La nuova sfida di Sgarbi: "Porterò all'Expo il vero Albero della vita"

Il reliquiario di Lucignano in mostra a Palazzo Litta. Un modo di contrapporre al progetto il capolavoro dell'arte orafa toscana di Sandro Neri

Expo 2015, rendering L'Albero della Vita

Expo 2015, rendering L'Albero della Vita

Milano, 2 novembre 2014 - Un albero della vita in oro, corallo e cristalli di rocca da contrappore a quello, tecnologico e spettacolare, messo in cantiere per Padiglione Italia. È l'ultima idea di Vittorio Sgarbi. Che, in veste di ambasciatore per le Belle Arti di Regione Lombardia, promette di esporre a Milano, durante i sei mesi dell'Expo, uno dei più grandi capolavori dell'arte orafa toscana. «L'Albero della vita di Lucignano - spiega - è un'opera sublime, perfetta per rendere omaggio e simboleggiare il valore dell'arte e della cultura italiani davanti agli occhi del mondo. E ha il vantaggio di non costare così tanto, come l'allestimento un po' troppo all'americana pensato per Padiglione Italia».

Gli attacchi di Sgarbi alla struttura luminosa che, alta 30 metri, dovrà incantare coi suoi giochi di luci e colori i visitatori dell'Expo, non sono nuovi. «Ma - insiste - un investimento di 10 milioni mi sembra eccessivo per un'opera da costruire fuori Milano, in un'area nota solo ai frequentatori delle fiere, quando servono fondi per valorizzare al meglio i tesori che l'Italia già custodisce e deve solo far conoscere». L'«Albero di Lucignano», detto anche «Albero d'oro» o «dell'amore», per Sgarbi rientra tra questi. «Alto 2 metri e 60 e realizzato in oro e argento, coi suoi dodici rami coperti da foglie decorate e piccole teche-reliquario contrassegnate da medaglioni destinati a ospitare miniature e cristalli di rocca, è l'Albero della Vita che resterà impresso nella mente dei turisti del 2015», assicura Sgarbi. Che ha chiesto l'opera, realizzata tra il 1350 e il 1471, al Museo comunale di Lucignano, nell'Aretino, per poterla esporre a Milano. «A Palazzo Litta, se il ministro Dario Franceschini firmerà l'accordo per trasformarlo in uno dei 14 padiglioni dell'arte previsti a Milano dal progetto della Regione Lombardia - precisa Sgarbi - oppure a Palazzo Bagatti Valsecchi, dove già abbiamo messo in programma altre iniziative per i mesi dell'Expo, o magari nel Padiglione Eataly che sarà creato da Oscar Farinetti. Dopo la delusione dei Bronzi di Riace, che non potremo portare a Milano, regaleremo ai turisti capolavori meno conosciuti ma altrettanto straordinari».

La nuova sfida porta il nome di Caravaggio. «L'intento è di esporre la nuova Maddalena, quella recentemente accreditata da Mina Gregori, la maggiore studiosa del Merisi, in tre diverse location italiane, coprendo l'intero periodo dell'Expo. L'ipotesi è di partire dalla Venaria Reale, dove la Maddalena di Caravaggio potrebbe sostituire la Venere di Botticelli che gli Uffizi hanno deciso di non prestare, nostante il milione di euro offerto da Torino. Poi il dipinto, un olio su tela, potrebbe arrivare a Milano, nei mesi centrali dell'Expo, per essere ospitato a Palazzo Bagatti Valsecchi, e infine spostarsi a Roma, alla Galleria Borghese». L'iniziativa reientra nel nuovo palinsesto di mostre ed eventi che Sgarbi e Regione stano ulimando per Milano e altre 14 località lombarde da trasformare in luoghi della cultura. Prevista anche una «Mostra della follia» a Mantova.

di Sandro Neri