Simple Minds in concerto a Milano: "Big Music" con l’anima

Serata acustica agli Arcimboldi

Il frontman  della band scozzese James “Jim” Kerr  e il chitarrista Charlie Burchill

Il frontman della band scozzese James “Jim” Kerr e il chitarrista Charlie Burchill

Milano, 26 aprile 2017 - I Simple Minds ci hanno messo quasi quarant’anni a staccare la spina e ad accettare l’idea di rileggere il loro passato in chiave acustica recuperando così lo spirito originario di canzoni nate tra le corde di una chitarra. Eppure lo spettacolo con cui approdano domani sera sul palco di un Teatro degli Arcimboldi esaurito fino all’ultimo posto dice che non hanno perso granché della muscolosa band di “Someone somewhere in summertime” o “Don’t you (forget about me)”. «Mettendo mano a questo nuovo progetto, il nostro principale pensiero è stato quello di non risultare noiosi, perché la prima immagine che ti fa venire in testa la parola ‘acustico’ è proprio quella di due ragazzi che suonano la chitarra davanti a qualche candela accesa» ammettono il frontman della band scozzese James “Jim” Kerr e il chitarrista Charlie Burchill, entrambi cinquantasettenni. «Per questo abbiamo provato a togliere i sintetizzatori, la batteria, le chitarre elettriche, ma non l’intenzione rock delle canzoni, la potenza, la passione, l’energia. La vera sfida è stata quella di suonare diversi senza smarrire la nostra anima; quella stessa che ci accompagna nei club come negli stadi, nella vibrazione di una corda come nella forza d’urto di migliaia di watt d’amplificazione».

Rigenerati dall’ultima raccolta d’inediti “Big music”, unanimemente acclamato come loro miglior album da decenni a questa parte, i Simple Minds tra i solchi di “Acoustic” si ripresentano ai fan vivi e vegeti, anzi “alive and kicking” per stare al titolo di una loro celebratissima hit, rileggendo una carriera da 60 milioni di dischi venduti da altra angolazione. E in questo nuovo tour atteso alla Bicocca, tra i successi di una vita, trova posto pure qualche cover da scegliere a seconda degli stimoli e degli umori della serata; cose come “Dancing barefoot” di Patti Smith, “The cross” di Prince, “For what it’s worth” dei Buffalo Springfield o “Andy Warhol” di David Bowie eseguita da Kerr e Burchill assieme all’ospite speciale KT Tunstall (scozzese pure lei, indimenticata regina dell’estate 2005 con l’“uh-uh” di “Black horse and the cherry tree”) e al resto della band, vale a dire Ged Grimes, basso, Sarah Brown, cori, Gordy Goudie, seconda chitarra, e Cherisse Osei, percussioni. «Come fai a pensare al mondo senza artisti come Prince o David Bowie? Eppure bisogna abituarsi a tutto. Pure all’assenza» mastica amaro Kerr. «Certo, dici Bowie e non pensi immediatamente alle sue canzoni acustiche; ma i suoi primi album erano tutti in quella chiave. E sono i dischi che hanno influenzato profondamente tanto me quanto Charlie. Pure il nome Simple Minds viene da una sua canzone del Duca Bianco: ‘The Jean Genie’».

Il passato non torna. «Non ci sarà mai sarà un’altra band come gli Who» giura il cantante. «Sono cresciuto con la loro musica e l’ultima volta che li ho visti a Glasgow mi sono entusiasmato tantissimo, ma ho provato pure un senso di tristezza mai avuto prima, perché ho capito che è davvero la fine di un’era. Per loro come per le band alla Simple Minds. Veniamo tutti, infatti, da un tempo, da un luogo e da una mentalità che non esistono più». ​Domani alle 21 al Teatro degli Arcimboldi, viale Innovazione 20. Biglietti esauriti.

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