"E vissero felici...? Che noia per noi principesse". A Milano in scena 'Disincantate'

Le ragazze del musical Off Broadway dell’italoamericano Dennis Giacino in Europa: la prima in città venerdì prossimo al Teatro della Martesana, tutto esaurito

Musical 'Disincantate'

Musical 'Disincantate'

Milano, 25 aprile 2017 - Biancaneve con gli uccelletti cip cip e la boccuccia protesa al fatidico bacio, una scemetta. La Bella, sempre tanto impaurita dal bestione, ma non ha un po’ di orgoglio? Cenerentola così umile tra cenere e frustrazioni che non si sa quanto è depressione quanto masochismo. E vissero felici e contente per sempre «potrebbe essere una vera rottura di palle», come dicono le ragazze «Disincantate» del musical Off Broadway dell’italoamericano Dennis Giacino, un successo dagli Usa alla Cina che approda ora in Europa (la prima in città venerdì prossimo al Teatro della Martesana, tutto esaurito, replica il 4 maggio, poi in torunée) nella versione italiana delle formidabili e scorrettissime attrici di perFORMErs. Dal rifiuto del castello incantato all’interesse per il Botox alla fine della tortura della forma fisica, è una esplosiva rivolta al «trattamento Disney». Per una volta le eroine cantano (e danzano) quello che le principesse non dicono e tutti vorrebbero sapere anche se fa arrossire i sogni. La direzione musicale del brillante e colorato post vaudeville (alcune interpreti vengono dalla Scuola del Musical di Milano) è nelle mani di Eleonora Beddini, compositrice e pianista a tutto campo, un concentrato di talento e attivismo trasversale (dalla lirica al jazz alla classica, un cd di percorsi tra Satie e Jarrett, “Mirror”, e un musical in due atti su Marilyn Monroe in produzione).

Qual è il segreto del successo internazionale di “Disincantate”?

«Rompendo gli schemi su personaggi di grande identificazione come la Bella Addormentata e la Sirenetta, richiama l’attenzione, in chiave comica, sulla difficoltà di raggiungere ancora oggi una vera emancipazione della donna. È uno spettacolo a basso budget con un contatto ravvicinato del pubblico, direzione opposta allo standard delle grandi produzioni, può ricordare un certo cabaret tedesco».

Che cosa combinano le principesse?

«Di tutto. Si parte da Biancaneve che si sente sola e chiama le amiche, ognuna racconta la sua storia lacrimevole, l’infanzia, i sogni eccetera, e poi bum! che noia, si ribalta tutto, e si passa anche alla distruzione musicale. È un’operetta buffa con parti corali e soliste in grande movimento».

Che cosa cambia musicalmente?

«Ho dovuto rivedere tutta la partitura originale. Lo spettacolo di Giacino, (che in Cina, per esempio, faceva il tutto esaurito) era per un gruppo pop rock. Abbiamo scelto di usare solo il pianoforte. Ci sono io in scena, vestita da fatina, una sorta di madrina molto scollata, e questo rende tutto ancora più raccolto. Milano è l’esordio assoluto. Che batticuore...».

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