Massacrò la moglie con 29 coltellate, sconto di pena: condanna a 18 anni

Esclusa l'aggravante della crudeltà. Dopo l'omicidio entrò in sala slot

Rosanna Belvisi, la vittima dell'omicidio in via Coronelli

Rosanna Belvisi, la vittima dell'omicidio in via Coronelli

Milano, 3 ottobre 2017 - Luigi Messina e Rosanna Belvisi erano appena tornati da una vacanza a Pantelleria. La mattina dello scorso 15 gennaio, una domenica, la coppia aveva fatto l’amore e poi colazione insieme nell’appartamento in via Coronelli, tra il Giambellino e Lorenteggio. Una tranquillità interrotta da una violenta lite, l’ennesima, sfociata nell’omicidio. Luigi Messina, ex guardia giurata di 53 anni, aveva afferrato un coltello, colpendo la donna con 29 fendenti. Poi era uscito di casa, era andato in pasticceria a comprare i babà e aveva giocato alle slot machine, vincendo 70 euro.

L’uomo ieri è stato condannato in primo grado a 18 anni di carcere, nel processo con rito abbreviato davanti al gup di Milano. Una pena inferiore rispetto ai 30 anni di reclusione chiesti dal pm Gaetano Ruta.  Oltre ad applicare lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito alternativo, il giudice ha escluso l’aggravante delle crudeltà. Luigi Messina, originario di Trapani e detenuto da otto mesi e mezzo nel carcere di San Vittore, è stato anche condannato a versare una provvisionale di 100mila euro alla figlia 25enne, nata dal matrimonio con Rosanna Belvisi, unica parte civile nel processo. Una ragazza sconvolta dalla tragedia, che ha interrotto ogni rapporto con il padre. «Secondo noi il giudice ha riconosciuto che si è trattato di un delitto d’impeto – spiega l’avvocato Daniele Barelli, difensore di Messina – uno scatto d’ira nel corso di una lite. L’imputato soffre di gravi disturbi della personalità. Avevo chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche, tenendo conto che ha reso una piena confessione e ha consentito di trovare l’arma del delitto». In un primo momento Messina aveva cercato di negare, raccontando di aver trovato la moglie 50enne morta in casa. Poi, messo alle strette, aveva confessato agli agenti della Squadra mobile di aver ucciso la donna, durante una l’ennesima lite per il figlio nato da una sua relazione extraconiugale. 

«Aveva cercato di ferirmi con un ferro da stiro - aveva dichiarato nel corso dell’interrogatorio - io ho perso il controllo e l’ho colpita con il coltello». Dopo l’omicidio era uscito di casa e si era liberato dell’arma e dei vestiti insanguinati. Poi era andato in pasticceria, aveva fatto una sosta per giocare alle slot machine, si era anche fermato in un negozio per fare la spesa. Un delitto che si inserisce in un quadro di rapporti burrascosi tra i coniugi, e di maltrattamenti subiti dalla donna, che il marito accusava di «trascorrere troppo tempo sui social network». Nel 1995 l’aveva anche accoltellata alla schiena, in casa, provocando una lieve ferita. I due erano rimasti insieme. Fino a quando, 22 anni dopo, l’uomo l’ha massacrata con 29 fendenti.

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