Bimba lasciata morire di fame e sete, il padre in lacrime: "Soffro, amavo Aurora"

L'uomo è imputato per maltrattamenti aggravati assieme alla moglie in relazione al decesso della piccola

Via Severoli, bambina di 9 mesi morta in casa

Via Severoli, bambina di 9 mesi morta in casa

Milano, 26 ottobre 2016 - Marco Falchi, il padre di Aurora, bambina di nove mesi morta di stenti nella notte tra il 26 e il 27 febbraio dello scorso anno, in lacrime davanti ai giudici di Milano ha risposto alle domande del pm Cristian Barilli, titolare dell'indagine: "Per me è una sofferenza che non sta finendo più, tutto l'amore e il bene che volevo ad Aurora non si può capire". L'uomo è imputato per maltrattamenti aggravati assieme alla moglie in relazione al decesso della piccola.

IL PADRE E 'LA MORTE BIANCA' - Falchi ha detto di avere "chiesto aiuto ai servizi sociali, ma non sono mai venuti. Sono andato da loro con Aurora in braccio. Ho dato il mio nome e il mio numero di telefono. Mi hanno detto che sarebbero venuti a vedere la situazione a casa, ma non sono mai venuti". Rispondendo a una domanda del pm che gli chiedeva se avesse mai avuto paura che i servizi sociali portassero via la bambina, ha detto: "Sì. La nostra era una situazione di miseria, di povertà". Secondo il padre è stata una 'morte bianca', una sindrome da morte in culla, quella di Aurora. L'uomo, interrogato dai giudici della Corte d'Assise, ha raccontato che la sua famiglia aveva "gravi problemi finanziari" al punto da spingerlo a chiedere aiuti alimentari sia alle suore dell'Opera San Francesco che alle Suore Missionarie Della Carità. "Ma ad Aurora non è mai mancato il latte - ha detto -. Quando potevo, lo compravo e, anche dopo la sua morte, in casa c'erano ancora delle scorte. Evitavo persino di fumare per darle da mangiare". Tale affermazione è stata contestata dal pm. Falchi ha spiegato di non avere mai portato la figlia dal pediatra "perché non sapevo dove andare a prendere i soldi. Mia madre adottiva era anche lei una pediatra e si faceva pagare bene". L'uomo ha poi raccontato che sua moglie "chiedeva consigli a un'amica" sull'alimentazione e le cure di Aurora, che era una "bambina allegra, serena, molto solare".

LA MADRE: "MAI PORTATA BIMBA DA PEDIATRA" - La morte di Aurora è stata causata da una situazione "che mi è sfuggita di mano". A dirlo, questa mattina davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano, è stata Olivia Beatrice Grazioli, madre della piccola. La donna ha raccontato di non avere mai "fatto visitare la figlia dal pediatra, per paura che fosse a pagamento" ma di averla portata in più di una occasione al pronto soccorso dell'ospedale San Carlo, l'ultima volta qualche settimana prima della morte, perché "la bambina aveva la febbre". Nei giorni precedenti al decesso, invece, ha aggiunto, Aurora "stava benissimo". La madre della piccina, rispondendo alle domande del pm Cristian Barilli, ha raccontato che sua figlia veniva nutrita "fino a quattro volte al giorno" nelle prime settimane di vita, ma "non ricordo di preciso quanto, so solo che mia figlia mangiava tanto". Inoltre, ha spiegato ai giudici che la sua famiglia viveva solo con una "parte della pensione del padre" e che "se avessimo avuto i soldi, avremmo dato a nostra figlia i giocattoli e tutto il necessario". La donna, che ha tenuto a dire di portare sempre con sé un ciuccio della piccola dopo la sua morte, ha aggiunto: "Ritengo di avere fatto ciò che potevo, ma se diventassi madre di nuovo avrei altre accortezze, mi farei aiutare di più da mio padre. A noi piacciono tanto i bambini - ha concluso -, ma Aurora sarà l'unica". Il processo proseguirà il 18 novembre, giorno in cui la Corte dovrebbe sciogliere la riserva sulla richiesta di perizia psichiatrica per i genitori della bimba avanzata dalla loro difesa.

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