Acqua potabile venduta come terapeutica, sequestri e indagato un 54enne

Si tratta di un'inchiesta della Procura di Milano, partita dalla denuncia di un 82enne. La replica della Siu

Acqua

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Milano, 17 dicembre 2019 -  Vendevano normale acqua potabile, ma la spacciavano per terapeutica. Ruota attorno a questa accusa l'inchiesta della Procura di Milano che ha portato al sequestro preventivo di tutti i lotti di 'AcquaUro' e di 'AcquaEndo' presenti sul territorio italiano, dei relativi deplint pubblicitari nonchè l'oscuramento dei siti della Setthim sa, società di diritto elvetico ma fiscalmente radicata a Milano. 

Il sequestro è stato disposto dal gip Anna Calabi su richiesta del pm Mauro Clerici, titolare del fascicolo che vede G.A., imprenditore 54enne di origini leccesi ma residente in Svizzera, indagato per frode al commercio. Come emerge dal capo di imputazione, il 54enne "in qualità di legale rappresentante della Setthim, società di diritto elvetico, poneva in commercio sul territorio dello Stato acque destinate al consumo umano (acqua potabile) con marchi AcquaUro e AcquaEndo, realizzate con le acque in esubero dello stabilimento Fonti di Vinadio Spa (Cuneo), prive di effettive indicazioni terapeutiche, accompagnandole con depliant pubblicitari, distribuiti tramite medici urologi ed endocrinologi, in cui venivano esaltate le sedicenti proprietà curative, indicate per patologie dell'apparato urogenitale ed endocrinologo, nonchè ponendole in vendita sul proprio sito on line con indicazione acque terapeutiche". Per favorire la commercializzazione in Italia, l'imprenditore "sottoscriveva contratti di sponsorizzazione con la Sie, Società Italiana di Endocrinologia, e con la Siu, Società Italiana di Urologia, utilizzando gli acronimi di queste società sui depliant".

 

In una nota, la Società Italiana di Urologia fa sapere che si ritiene "parte lesa" e sta provvedendo ai passi necessari per tutelarsi nelle opportune sedi. "Quando sono state presentate le caratteristiche chimico fisiche dell’acqua alla Società Scientifica - spiegano dalla SIU - esse risultavano certificate dal dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze per la salute dell’Università degli Studi di Torino, con caratteristiche tali da essere impiegate nella calcolosi urinaria, trattandosi di un'acqua oligominerale a bassissimo contenuto calcico. La Società Scientifica resta a disposizione dell’autorità giudiziaria per eventuali chiarimenti o collaborazioni necessarie ai fini dell’indagine".

L'inchiesta è partita dalla denuncia di un 82enne che si è presentato all'Ats con una bottiglia di 'AquaUro' suggerita dall'urologo. L'anziano lamentava sia il costo eccessivo - l'acqua era acquistabile da numero verde con ordine minimo di 24 bottiglie da un litro per 42 euro - che il gusto. Gli accertamenti hanno dimostrato come "le acque in esame sono prodotte, per conto della elvetica Setthim sa da Fonti di Vinadio spa, come da contratto di fornitura del 10 ottobre 2017, che utilizza a tal fine  gli esuberi di produzione delle proprie acque".  Per gli inquirenti le due acque sono "miscele di acque prodotte a Vinadio classificabili come semplici acque potabili per uso umano, né minerali né di sorgente, prive di particolari indicazioni terapeutiche".   

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