Un prezzo basso e il gioco è fatto: ecco la trappola dei cibi tarocchi

Al Salone del cibo della società Umanitaria le strategie per difendersi dalla contraffazione alimentare di Cosimo Firenzani

 Il generale del Nucleo anti-sofisticazioni dei carabinieri, Cosimo Piccinno

Il generale del Nucleo anti-sofisticazioni dei carabinieri, Cosimo Piccinno

Milano, 16 ottobre 2014 - «Propongono prezzi un po’ più bassi della media, ma non troppo. Non rispettano i disciplinari di produzione e regole di vario tipo. La qualità è molto bassa, ma non hanno nessuno interesse che il prodotto causi malori ai consumatori per suscitare clamori». Ecco l’identikit degli autori di frodi alimentari tracciato dal generale dei Nas dei carabinieri Cosimo Piccinno. Salone della sicurezza, ricerca e innovazione alimentare all’Umanitaria, i temi sono agromafie e contraffazione. Un mare magnum di possibili attività criminali che abbiano a che fare con illegalità, agricoltura e filiere con falsificazioni più o meno sottili. «Il piatto dell’agroalimentare italiano è troppo ricco per pensare che non ci possano essere interessi criminali – aggiunge il generale Cosimo Piccinno –. È ovvio che sia un settore nel mirino». E il consumatore cosa può fare? «Queste iniziative sono importanti – risponde – per divulgare le conoscenze acquisite. Sull’olio, per esempio, l’attenzione è sempre alta perché è un prodotto che permette una vasta gamma di frodi. Io consiglierei di diffidare di quei prodotti venduti con un prezzo al di sotto dei tre euro. Uno dei casi principali di frode è quello della vendita di olio di semi fatto passare per olio extravergine d’oliva con l’aggiunta di clorofilla e betacarotene che ne modificano il colore».

Poi c’è l’italian sounding: un fenomeno spesso legale che consiste nel dare nomi simili a quelli italiani a prodotti che con il Belpaese hanno poco a che fare. Contro il fenomeno alcuni consorzi si stanno attrezzando in proprio, con strumenti come il passaporto etico di recente presentato in Regione Lombardia. «È il massimo della concorrenza sleale – spiega il presidente del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni –. Expo potrà essere una grande occasione per rivedere le norme a livello comunitario. Al momento non è obbligatorio inserire i luoghi di produzione sulle etichette anche se è una delle cose che il consumatore vuole assolutamente sapere. Se il consumatore vedesse da dove arriva il prodotto non lo comprerebbe».

Rappresentanti delle istituzioni, degli enti di controllo e delle categorie: tutti allo stesso tavolo alla sede di Umanitaria in una sorta di stati generali della sicurezza alimentare, in vista dell’incontro europeo che si svolgerà a marzo 2015 voluto dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. «Tutti sono consapevoli del fatto che il sistema dei controlli italiano è uno dei migliori al mondo – afferma Andrea Mascaretti, direttore scientifico del Salone – ci presenteremo a Expo con un modello che potrà essere d’esempio per altri».

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