Calciomercato Inter, dieci colpi: Mancio niente scuse

Il tecnico ha avuto dalla sociertà tutto ciò che voleva, è costretto a vincere per non fare infuriare Thohir di Claudio Negri

Mancini, ct dell'Inter

Mancini, ct dell'Inter

Milano, 2 settembre 2015 - Ne chiedeva nove e ne sono arrivati dieci. Meglio abbondare anche con gli alluci. Non si può certo dire che Erick Thohir – col suo baldo Wallenstein di mercato, Piero Ausilio – non abbia accontentato il tecnico, invidiatissimo dai colleghi di venture panchinare. In primis da Walter Mazzarri, che ai suoi bei dì nerazzurri, per non saper né leggere né scrivere (e non parlando inglese) avrebbe fatto festa anche per un terzo della fornitura di secondo piede. Il Mancio, con il migliore sguardo da principe rinascimentale e signore della falconeria, si è visto ribaltare da giugno a oggi la formazione che l’anno scorso lui aveva raccolto in corso d’opera con due o tre pori entusiasti, senza riuscire a spingerla in salite di classifica. Messi sull’erba, in plausibilissima formazione, quasi stringente, per ragion di competitività, i nuovi acquisti rendono irriconoscibile la faccia recente della Beneamata. Della quale sopravvivono, con titolarità certa, solo Handanovic e Icardi.

L’accontentatissimo conducente nerazzurro ha avuto anche il sollucchero di una finale di mercato da festosa vertigine, tre nuovi in poche ore, e cioé Felipe Melo, più Ljajic più Telles con l’ammazzacaffé. Accidenti, che dovizia. Non che il Mancio non se l’aspettasse, in ispecial modo su Melo sceso dal pero del Galatasaray, però averne di queste bulimie. Quest’Inter è una macchina tutta nuova, dal motore al telaio. «Sta ora al nostro tecnico – ha sottolineato ieri Erick Thohir, col più enigmatico dei sorrisi orientali – valorizzarli al meglio». Detto degli ultimi tre, che vanno pure loro a spalmarsi dall’attacco alla retroguardia, il resto dei nuovi occupa già coi piedi le molte zolle della titolarità non episodica, forse a eccezione del solo Montoya, rivedibile nel terzinaggio destrorso. Murillo e Miranda fanno i difensori centrali di cartello e guai a chi li tocca, Jovetic non fa che segnare.

Meno entusiasmante è il bilancio di Kondogbia, ma gli si dà il credito di ambientamento che merita. Gli altri acquisti non hanno ancora avuto il tempo materiale di mettersi in tenuta da gioco: Perisic andrà di sicuro a fare la punta dietro alla cuspide Icardi, con Ljajic e il suo cognome da lanciatore di coltelli, destinato a stare ben poco seduto. Così come Felipe Melo. E Telles? Da terzino sinistro ha una gran voglia di dire la sua. Con tutte queste acquisizioni (considerando le certo dolorose ma remunerative cessioni di Savoia e Nizzardo, e cioé Hernanes e Kovacic) Mancini si troverà comunque in gioioso imbarazzo, quasi in alcolica euforia. Dopo avere chiesto e ottenuto anche una fornitura di piastrelle adamantine per il suo nuovo bagno e tre otturazioni in iridio ai molari, lo jesino passa dalla condizione del chiedere a quella del dare. Squadra da scudetto? Da terzo posto Champions garantito? Ah saperlo, perché le fette degli uomini, così come i loro pensieri, sono imprevedibili. In bocca al falco, Mancio.

di Claudio Negri

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