
Francesca Maiorano insieme al sindaco Paolo Micheli
Segrate (Milano), 12 dicembre 2015 - Edifici comunali, ambulatori medici e negozi off-limits per i disabili. Segrate è una città costellata di barriere architettoniche e di ostacoli invisibili che rendono la vita impossibile alle persone non pienamente autosufficienti. Dai semafori senza avvisatori acustici per i non vedenti ai gradini e ai dislivelli disseminati ovunque. Perfino negli edifici pubblici appena ristrutturati - come la biblioteca o negli ambulatori del centro Don Gnocchi - ci sono delle pesantissime porte impossibili da aprire per chi è seduto su una carrozzina.
A raccontare le difficoltà vissute dai disabili è la 25enne Francesca Maiorano, che ieri mattina ha fatto il giro della città a caccia di barriera architettoniche insieme al sindaco Paolo Micheli e i volontari dell’associazione Sinistra per Segrate. «È una città difficile: per superare tutte le barriere sono costretta a uscire di casa solo con la carrozzina elettrica, che però è troppo larga e non passa dalle porte. Se devo andare in un negozio devo per forza usare la carrozzina a spinta manuale, però da sola non ce la faccio a salire i gradini e a camminare sui marciapiedi dissestati».
Il sopralluogo nei punti critici della città ha evidenziato tanti problemi che spesso passano inosservati. «In piscina e in biblioteca non posso entrare perché ci sono delle porte pesantissime che si aprono tirando la maniglia - racconta Francesca -: se tengo in mano la porta non posso spingere la carrozzina. Gli ambulatori dell’istituto Don Gnocchi sono stati rifatti solo quattro ani fa, ma è un labirinto. In quasi tutti i negozi mancano le rampe di accesso, sono stata tre volte nello studio medico di via Gramsci e ho sempre dovuto chiedere aiuto per entrare. Manca la cultura della disabilità, noi siamo trasparenti: chi progetta le strade e gli edifici commette sempre qualche errore che ci rende la vita impossibile. Ci vuole più attenzione alle nostre problematiche, nei prossimi 10 anni bisogna cambiare il passo».
L’ufficio postale di via Conte Suardi ha l’ingresso più alto del marciapiede, pochi centimetri che diventano insormontabili per una carrozzina. «Nel cimitero ci sono i sassolini e la carrozzina si sblocca - aggiunge Francesca Maiorano -, gli autobus dell’Atm sono dotati di una pedana per le carrozzine ma non servono: gli autisti non hanno mai voglia di abbassarle e in molte fermate non c’è nemmeno lo spazio». In via XXV Aprile c’è una rampa di accesso al marciapiede troppo ripida e la carrozzina rischia di ribaltarsi.