Addio all’Idroscalo: ucciso dalle alghe

I canottieri: una zavorra che rende impossibile tenere la rotta

L'ex campo regate ridotto a palude

L'ex campo regate ridotto a palude

Segrate (Milano), 3 giugno 2016 - «E' con immenso rammarico che annunciamo la prematura scomparsa dell’Idroscalo come bacino per il remo e la pagaia, ne danno il triste annuncio gli atleti delle società remiere milanesi. La causa del decesso è l’invasione di alghe». Inizia così l’ultima e-mail inviata dai canottieri alla Città metropolitana, alla Federazione Italiana Canottaggio e alle società sportive milanesi: una lunga lettera di protesta contro la mancanza di manutenzione dell’Idroscalo. Nessun ente sta investendo sul bacino idrico e sul parco, ormai la situazione è fuori controllo. Il primo a urlare allo scempio proprio dalle pagine del nostro giornale era stato qualche mese fa Cesare Cadeo, l’ex manager dell’Idroscalo che ha realizzato il progetto di rilancio del parco.

Ora è la volta degli atleti. «Quello che una volta era il principale campo di regate italiano, sede di eventi nazionali ed internazionali, è ridotto a una palude – ha scritto Mario Scalella alla Direzione dell’Idroscalo – Le barche raccolgono sotto le piccole derive chili e chili di alghe: è una zavorra che rende impossibile qualsiasi allenamento serio e la tenuta della rotta. I remi vengono avviluppati da mani verdi che li spingono verso il basso».

I canottieri hanno ironicamente indetto il lutto per il decesso dell’Idroscalo, un gesto simbolico che la dice lunga sulla situazione di difficoltà in cui si trova il parco e il bacino. «Uscendo dallo scherzo macabro – continua Scalella – chiedo a chi è responsabile della gestione di questo piccolo tesoro, essenziale per una città di pianura come Milano, se si voglia e si possa fare qualcosa. L’Idroscalo deve essere dragato, probabilmente ci vorranno reti a strascico o altro, non sono un tecnico, ma così non si può andare avanti. È gradita una risposta, per conoscere quali siano le intenzioni della Direzione del bacino. Nel frattempo ci limiteremo tutti a ricordare i bei tempi andati e a pregare per l’anima buona del cosiddetto Mare di Milano».

Con la chiusura della Provincia e il passaggio di competenze alla Città metropolitana sono saltati gli investimenti e si è abbassata la qualità della manutenzione. A rischio ci sono anche le venti installazioni artistiche del Parco dell’Arte, l’unica esposizione permanente all’aperto di arte contemporanea. «Un delitto nei confronti dell’arte – dice Cesare Cadeo – Con la scusa che mancano le risorse è tutto abbandonato, in realtà basterebbe poco per mantenere in ottimo stato questo gioiello. Bisogna investire, l’Idroscalo è una risorsa che attira ogni anno un milione e mezzo di visitatori».